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DG E POLITICA

Il Governo impugna anche la legge sanitaria del Veneto

Il Governo impugna anche la legge sanitaria del Veneto
La Legge approvata a dicembre "contrasta" con la legislazione statale sugli incarichi dei dg di aziende ed enti del servizio sanitario.
Il Consiglio dei ministri, accogliendo la proposta della ministro della Sanità Renato Balduzzi, ha impugnato dinanzi alla Corte Costituzionale la legge Regione Veneto n. 46/2012 «Modifiche di disposizioni regionali in materia di programmazione ed organizzazione socio-sanitaria e di tutela della salute».

Per il Governo, la Legge in questione "contiene disposizioni in contrasto con la normativa statale in materia di tutela della salute e, pertanto, viola l'art. 117, terzo comma, della Costituzione". La questione sta nella durata triennale dell'incarico dei nuovi manager prevedendone comunque la cessazione entro 180 giorni dalla conclusione della legislatura. In gioco, i contratti dei 24 direttori generali di Ulss e Aziende ospedaliere, chiamati ad amministrare otto miliardi di risorse.

Per l'Esecutivo questi criteri contrastano con «i princìpi fondamentali della legislazione statale riguardante gli incarichi dei dg delle aziende e degli enti del servizio sanitario» e neghino «il principio di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione». In altre parole, a fronte di un rapporto di lavoro «esclusivo e rinnovabile, regolato da un contratto di diritto privato» (che comprende la licenziabilità in caso di mancata realizzazione degli obiettivi) la norma oggetto di contesa condiziona il mandato del direttore al destino della compagine politica che l'ha nominato.
Circostanza che - è il nocciolo del ricorso - «stabilisce una forma di spoil system nei confronti di una figura manageriale che, essendo caratterizzata dal fatto di possedere una professionalità eminentemente tecnica, ed essendo preposta alla gestione di una struttura caratterizzata da un elevatissimo grado di tecnicità, non può seguire le sorti degli organi politici della Regione, perché ciò contrasterebbe con il principio di imparzialità e buon andamento dell'amministrazione».

A sostegno di tale tesi, il Governo cita una sentenza della Consulta, che boccia la decadenza automatica dei dg a conclusione del triennio, giudicata una forma di «dipendenza politica» e quindi di precarietà inaccettabile perché ispirata a criteri sostanzialmente estranei alla dinamica gestionale.

Fonti regionali assicurano che l'eventuale sentenza non inficerà i contratti stipulati con i manager il 29 dicembre scorso perché, tra le clausole sottoscritte nell'occasione, non figura alcun accenno al limite dei 180 giorni. (fonte: la nuovavenezia.it)