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WEST NILE, BOTTA E RISPOSTA IN SARDEGNA

WEST NILE, BOTTA E RISPOSTA IN SARDEGNA
"L'allarme è partito in ritardo perchè la sorveglianza non è stata efficace". "Non condivido l'analisi sul ritardo relativa ai polli sentinella". Botta e risposta in Sardegna tra il veterinario dell'Istituto zoo profilattico e quello della ASL di Oristano. A Sassari convegno sulla West Nile: 32 i casi nel 2011 nella Regione. "L'anagrafe equina non funziona".

Quest'anno sono stati registrati 32 casi di West Nile Disease su animali in provincia di Oristano, uno a Cagliari, uno a Udine e altri casi nelle province di Venezia, Pordenone, Gorizia, Treviso, Crotone e Matera. A questi numeri, diffusi ieri durante un convegno organizzato a Sassari.

«L'allarme è partito in ritardo perchè la sorveglianza non è stata efficace: non sono state segnalate e morie di uccelli, i polli sentinella non hanno funzionato ed è stato tenuto nascosto lo stato di salute di cavalli colpiti dalla West Nile». Angelo Ruiu, veterinario dell'Istituto zooprofilattico che opera a Oristano, non ha avuto remore nel sostenere quelle che a suo parere sono state le criticità e le cause dell'estensione della Febbre del Nilo.

«Non condivido l'analisi sul ritardo relativa ai polli sentinella - ha replicato Antonello Montisci, del servizio veterinario dell'Asl 5 di Oristano -, mentre devo stigmatizzare il fatto che l'allarme è stato inizialmente sottovalutato e solo il morto di San Vero Milis ha fatto capire quanto grave fosse la situazione».
Un botta e risposta tra veterinari impegnati sul campo di battaglia, che ha arricchito di contenuti la giornata di studio sulle emergenze organizzata dalla facoltà di Veterinaria e dall'Asl 1.

I due, insieme agli altri relatori, sia veterinari sia medici, hanno tenuto incollati ai banchi dell'aula «Manunta» di via Vienna un centinaio di veterinari, medici e studenti. L'intervento di rottura di Angelo Ruiu è arrivato dopo i saluti del direttore generale dell'Asl, Marcelo Giannico, del preside di Veterinaria, Salvatore Naitana e del responsabile del Servizio veterinario dell'Asl, Franco Sgarangella, che alla fine ha moderato il dibattito e gli interventi dei relatori: Manlio Fadda ed Eraldo Sanna Passino della facoltà di Veterinaria e Federica Monaco, specialista del Centro di referenza nazionale per le malattie esotiche dell'Istituto zooprofilattico di Teramo.

Federica Monaco ha elencato dati interessanti: in Italia il primo caso di "West Nile disease" è stato registrato nel 1998 in Toscana, poi altri si sono registrati dopo 10 anni nel Triveneto, dove ormai è considerata malattia endemica. Seguiti da ulteriori focolai nel 2009, quando è stato varato il Piano nazionale di sorveglianza, mentre nel 2010 sono stati registrati contagi che hanno portato a rimodulare le aree di sorveglianza: 7 in Sicilia e 19 nel Molise. «Abbiamo iniziato a monitorare i casi dal 2002 - ha aggiunto Monaco - e quest'anno ne abbiamo registrato 32 in provincia di Oristano, uno a Cagliari e altri nell'Italia nord est.

Al momento esiste un solo vaccino autorizzato che è in vendita dalla fine del 2008 a carico degli allevatori: fornisce l'immunità dalla terza settimana dall'inoculazione - ha concluso la specialista -. E siccome l'infezione avviene solo tramite le zanzare, il momento migliore per l'inizio della profilassi è in primavera inoltrata». Poi, è arrivato il momento del veterinario dell'Izs di Oristano che ha ripercorso i passaggi fondamentali che hanno portato alla scoperta della presenza della Febbre del Nilo nell'Oristanese. «Il primo cavallo ad ammalarsi è stato Silvero a fine agosto, anche se dal 2008 seguiamo l'evolversi della patologia del cavallo Sancho - ha spiegato Angelo Ruiu -.

È stato il segnale che ci ha fatto drizzare le orecchie dopo che da settimane stavano girando voci negli ambienti ippici della morte di numerosi cavalli. Il primo allarme ufficiale è arrivato il 12 settembre: sono subito scattati i controlli nell'allevamento, l'allerta all'Asl e visite. Abbiamo anche allertato il Centro di referenza di Teramo: sono arrivati immediatamente e in due giorni abbiamo ricevuto la diagnosi nefasta». E sono anche stati scoperti quegli elementi che fanno parte della catena del contagio: zanzare portatrici del virus, morie di uccelli e le conferme di chissà quanti cavalli morti e tenuti nascosti. Su questo punto è subentrato un particolare di fondamentale importanza, che lascia intendere l'impotenza dei veterinari nel contrastare il virus: l'approssimazione dell'Unire nella gestione del settore. L'anagrafe equina non funziona.

I servizi veterinari delle Asl hanno un quadro completo di quanti siano gli allevamenti in Sardegna (in provincia di Sassari sono circa 1700) ma non conoscono assolutamente il numero dei cavalli. A occuparsi dell'anagrafe è infatti l'Unire, l'ente nazionale di valorizzazione delle razze equine in crisi perenne e ora confluito nell'Assi (Agenzia sviluppo settore ippico), che però ha imposto agli allevatori una gabella di 120 euro (contro i precedenti 7 euro della registrazione di nascita dei puledri nei «bollettini») che finchè possono ritardano il pagamento. Uno strumento che in un momento così delicato sarebbe fondamentale. Così come importante è la formazione dei veterinari per la conoscenza delle nuove malattie causate dalla globalizzazione. In chiusura, l'intervento di Paolo Briguglio di Oristano sull'utilità degli uccelli per l'epidemiosorveglianza.

Il pomeriggio è stato dedicato agli interventi dell'esperta virologa Antonina Dolei, della facoltà di Medicina di Sassari, con una relazione sui Flavivirus emergenti trasmessi all'uomo. Poi il direttore della Clinica di malattie infettive, Maristella Mura, ha sottolineato gli aspetti clinici, diagnostici e terapeutici della West Nile nell'uomo. Infine, Fiorenzo Delogu, direttore del Servizio Igiene e sanità pubblica dell'Asl 1 ha illustrato il sistema di sorveglianza. (fonte: Regione Sardegna)