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NON REGOLAMENTATE

Che differenza c’è fra le professioni e le professioni?

Che differenza c’è fra le professioni e le professioni?
La Camera approva un testo unificato sulle professioni non regolamentate. Per il Cup si fa "confusione".
Associazioni professionali al posto di Ordini. Ma dove sta la differenza fra le professioni ordinistiche e quelle non regolamentate? Se lo chiede il Cup dopo l'approvazione alla Camera del testo unificato "Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi".

Il provvedimento va a disciplinare le professioni non organizzate in ordini o collegi, ovvero di quei soggetti che esercitano una "attività economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con il concorso di questo, con esclusione delle attività riservate per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi ai sensi dell'articolo 2229 del codice civile, e delle attività e dei mestieri artigianali, commerciali e di pubblico esercizio disciplinati da specifiche normative".

Le professioni non regolamentate possono costituire associazioni a carattere professionale di natura privatistica, fondate su base volontaria, senza alcun vincolo di rappresentanza esclusiva, con il fine di valorizzare le competenze degli associati, diffondere tra essi il rispetto di regole deontologiche, agevolando la scelta e la tutela degli utenti nel rispetto delle regole sulla concorrenza. Il ddl oltre a riconoscere le associazioni di diritto privato, permette al professionista non ordinistico di scegliere se esercitare la propria attività in forma individuale libera o subordinata, societaria o cooperativa, ma anche di decidere se chiedere o meno un accertamento qualitativo

Anche se "alle associazioni sono vietati l'adozione e l'uso di denominazioni professionali relative a professioni organizzate in ordini o collegi", non si evidenzia una differenza sufficientemente chiara agli occhi dei cittadini. Per questo il CUP ha espresso riserve e anche la Fnovi.

"Il ddl non va bene per un motivo molto semplice: crea confusione", spiega Andrea Bonechi, consigliere nazionale Dottori commercialisti ed esperti contabili, delegato anche dal Comitato Unitario delle Professioni. Bonechi punta infatti il dito contro l'uso della parola "professioni" per tutte le attività intellettuali "perché - dice - essere un professionista significa aver fatto un determinato percorso (università, esame di stato e iscrizione all'Ordine)".
"Sono preoccupato – ha dichiarato il Presidente della Fnovi Gaetano Penocchio - per lo sviluppo di un sistema fondato sull'autoreferenzialità e sull'autocertificazione, privo di organismi indipendenti cui affidare le opportune procedure di valutazione, controllo e accreditamento – ha dichiarato il Presidente FNOVI, Gaetano Penocchio - l'applicazione di questo principio nell'ambito della salute significa che lo Stato rinuncia pericolosamente a garantire un'adeguata formazione dei professionisti ed abdica alla fondamentale funzione di responsabile della salute dei cittadini".