L'Organizzazione Mondiale della Sanità Animale traccia il bilancio di 27 mesi di pandemia da Covid-19. Nel mondo 676 focolai animali in 23 specie.
Il
primo caso di SARS-CoV-2 negli animali è stato ufficialmente segnalato all'OIE da Hong-Kong il 29 febbraio 2020 in un cane. Da allora, l'Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (oggi WOAH) ha seguito l'evoluzione epidemiologica casi nel mondo fino a contare 676 focolai animali. Il dettaglio è riportato nell'ultimo bollettino, il 13° dall'inizio della pandemia.
Il coronavirus SARS COV-2 ha colpito gli animali in 36 Paesi nel mondo (Americhe, Africa, Asia ed Europa) interessando 23 specie animali: gatti, cani, visoni, lontre, furetti da compagnia, leoni, tigri, puma, leopardi delle nevi, gorilla, cervo dalla coda bianca, gatto pescatore, gatto orsino, coati sudamericano, iena maculata, lince eurasiatica, lince canadese, ippopotamo, criceto, cervo mulo, formichiere gigante, lamantino dell'India occidentale, uistitì dalla coda nera).
Il bollettino sottolinea che il principale motore della diffusione della pandemia resta la trasmissione da uomo a uomo. I casi di casi di infezione da SARS-CoV-2 negli animali continuano ad essere "occasionali" benché in continuo aumento. L'incidenza è variabile. Alcuni paesi hanno registrato un'elevata prevalenza di focolai negli allevamenti di visoni e nei mustelidi. L'Europa ha segnalato l'insorgenza della malattia, in tutte le 23 specie animali inventariate.
Generalmente, questo nuovo virus zoonotico si manifesta negli animali per contagio dall'uomo, in contesti di stretta convivenza. Ma per alcune specie animali è vero anche il contrario, in quanto possono diventare una potenziale fonte di infezione nell'uomo.
E' ancora allo stadio di ipotesi - sebbene molto probabile- che il virus SARS CoV-2 abbia una origine animale. Di recente, si è detto molto a proposito della variante Omicron e di una sua origine in un ospite animale. Secondo WOAH non ci sono evidenze scientifiche a supporto di una mutazione originatasi all'interno del mondo animale. Al contrario, la variante è sempre risultata correlata al virus nell'uomo, anche se- avverte WOAH- la possibilità che Omicron sia emerso da un ospite animale non può essere del tutto esclusa rispetto ad ipotesi alternative come l'evoluzione virale durante l'infezione persistente in una persona immunocompromessa.
L'infezione da SARS-CoV-2 è considerata una malattia emergente, pertanto l'Organizzazione Mondiale della Sanità Animale incoraggia vivamente i Paesi aderenti a segnalare i casi negli animali tramite il sistema WAHIS.
SARS-CoV-2 Evolution in Animals concerning the origins of Omicron variantSARS-CoV-2 in animals – Situation report 13