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SENTENZA

Precariato pubblico, Corte Ue: legislazione italiana illegittima

Precariato pubblico, Corte Ue: legislazione italiana illegittima
Secondo la Corte Europea i precari italiani non hanno le garanzie richieste dalla UE.  D'Alia: "stabilizzazioni di massa impossibili".
La Corte di Giustizia Ue ha dichiarato "l'illegittimità della legislazione italiana in materia di precariato pubblico, accertando che l'Italia e la normativa interna non riconoscono e non garantiscono ai lavoratori pubblici precari le tutele e le garanzie previste dal legislatore europeo".

Violata la Direttiva 70/1999 sul lavoro pubblico temporaneo - Precari spesso "storici", spiegano, assunti in violazione della Direttiva 1999/70/CE sui paletti al lavoro determinato nel pubblico impiego. Secondo i principi della giurisprudenza comunitari, l'ordinanza Papalia (causa C-50/13) e la sentenza Carratù (Causa C-361/12), entrambe del 12 dicembre scorso, sono decisioni su casi specifici (un maestro "a tempo" della banda municipale contro il Comune di Aosta, un dipendente temporaneo vs Poste Italiane), che si riflettono però sui casi simili, anche in termini di applicazione da parte dello Stato edella giustizia italiana.

Il commmento del Ministro D'Alia- "La sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla legislazione italiana in materia di precariato pubblico non giunge certo come una novità, visto che il governo nel frattempo è già intervenuto con il decreto 101, convertito in legge, che ha come obiettivo proprio il superamento definitivo del fenomeno del precariato". Cosi Gianpiero D'Alia, ministro per la Pa e la Semplificazione, che aggiunge: "Da un lato – spiega D'Alia – abbiamo introdotto il principio secondo cui l'unico modo per accedere nella Pa è a tempo indeterminato, se non per esigenze eccezionali e motivate, pena la nullità del contratto con sanzioni disciplinari ed economiche per il dirigente che viola questa norma. Dall'altro abbiamo previsto, nell'ambito dei posti e delle risorse finanziarie disponibili, un sistema di inserimento stabile e meritocratico nelle Pa attraverso concorsi riservati per quei precari che da almeno tre anni negli ultimi cinque, con il loro lavoro, mandano avanti le amministrazioni".
E replicando ai commenti della Cgil, il Ministro ha concluso: "Spiace che nel dare valutazioni – conclude D'Alia – un sindacato come la Cgil non tenga conto dei passi avanti compiuti fino a oggi, in una situazione emergenziale e con risorse ridotte che non consentono certamente stabilizzazioni di massa".