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PLAY STORE

Per fatturare l'IVA, Google chiede il Codice Fiscale

Per fatturare l'IVA, Google chiede il Codice Fiscale
Google parla di codice fiscale ma non di partita IVA, opzione per la quale non sembra esserci ancora un campo apposito.
In relazione a Google Play e Google Wallet, molti utenti ieri hanno ricevuto una email nella quale viene chiesto di inserire il codice fiscale in Google Wallet. E' stata la Commissione Europea ad imporre l'adeguamento ad aziende come Google, in modo che l'IVA sia calcolata (e pagata) in modo congruo con i vari paesi , per gli acquisti eseguiti tramite Play Store. L'informazione è necessaria anche per l'emissione di fatture con IVA corrette. Una volta fornite le informazioni, si potrà richiedere e stampare una fattura con IVA dal proprio Wallet.

L'inserimento della Partita Iva nei campi del Codice Fiscale, al momento, non genera errore il che ha fatto dubitare della reale intenzione di Google di adeguarsi ai dettami europei, in seguito ad un contenzioso che si trascina, soprattutto per i comportamenti sulla privacy, da alcuni anni.

Dal 1° gennaio 2015, a causa di una modifica alle leggi sull’IVA (imposta sul valore aggiunto) dell’Unione europea, Google è tenuta a stabilire, addebitare e corrispondere l’IVA per tutti i contenuti digitali acquistati sul Google Play Store da clienti dell’Unione europea. Google corrisponderà l’IVA delle app acquistate dai clienti dell’Unione europea all’autorità competente. Google dovrà farsi carico quindi di stabilire, addebitare e corrispondere l’IVA al posto dello sviluppatore, il quale riceverà da Google delle somme sulle vendite inferiori perché non contenenti più alcuna imposta.
Con la modifica si introduce la deduzione automatica della tassa dal ricavato della vendita di app e servizi all'interno del Play Store, sino ad ora lasciata a carico (e a discrezione..) degli sviluppatori. Google, insomma, paga l'IVA allo Stato italiano sulle transizioni dei suoi cittadini residenti.

Dal primo gennaio l'imposta sui prodotti digitali va versata nel Paese dell'acquirente, anziché in quello del venditore. In pratica, se un'azienda italiana vende una traccia musicale in Germania dovrà aggiungere al prezzo l'Iva tedesca, 19 anziché 22 per cento, e versare lì il dovuto, come già avviene per i prodotti fisici. Lo stesso per gli altri 26 Paesi dell'Unione europea, per un totale di 75 regimi fiscali diversi. Non solo, dovrà essere lo stesso venditore a verificare l'effettiva residenza del compratore, conservando le prove per almeno dieci anni.


Note esplicative sulle modifiche apportate al sistema dell'IVA nell'UE ote esplicative sulle modifiche apportate al sistema dell'IVA nell'UE