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EDITORIALE DELLA SETTIMANA

Patto della Salute, complessità delle strutture e qualità dei servizi

Patto della Salute, complessità delle strutture e qualità dei servizi
In Europa la sorveglianza sanitaria finalizzata alla sicurezza alimentare si muove a macchia di leopardo per le diverse sensibilità e rischi nei vari paesi

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C'è chi punta sui residui, chi sulle materie prime, chi sui prodotti importati e via di seguito.... tutti però denunciano una criticità: la scarsità dei dati a disposizione o quanto meno la loro confusa o frammentata raccolta. Probabilmente col patto per la salute, promosso dal Ministro Lorenzin nella "denuncia" di alcune fragilità del nostro sistema (seppur a modello per molti stranieri), il Ministro ha inteso anche questo aspetto. Gli addetti ai lavori sanno bene di questa "fragilità della raccolta del dato" e chi la nega sa di mentire.

Il sistema veterinario però può giocarsi un'ennesima, potenziale opportunità di successo: la raccolta del dato a partire dalla produzione del dato medesimo, ossia dal campo di lavoro, può diventare una vera leva di valorizzazione del proprio lavoro a livello istituzionale. Il dato epidemiologico globale è difficile da aggregare, i livelli essenziali di assistenza non includono l'attività professionale e pertanto il risultato finale è un quadro incompleto di sanità territoriale perché non include quella delle malattie non denunciabili.

Direttamente aggregato a questa fetta di attività professionale si aggancia l'uso del medicinale per la terapia o la profilassi, quando va bene raccolto solo in fase di produzione o di vendita del medicinale. Ed altrettanto direttamente sfugge una bella quota di evidenze legate all'antibiotico resistenza, una falcidia che comincia a farsi sentire anche in sicurezza alimentare, minacciando la prevenzione delle malattie zoonotiche, croce e delizia degli esperti della food safety. EFSA ultimamente non smette di richiamarla!


L'utilizzo del medicinale, la correlazione malattia-farmaco e tutto ciò che ne consegue sono elementi di valorizzazione della nostra professione che, se doverosamente raccolti, possono contribuire a ridurre le fragilità del Sistema Sanitario, includendo anche la collaborazione reale coi professionisti che operano sul campo. La complessità delle strutture di Veterinaria Pubblica, dove vengono denunciate dal Patto le fragilità a cui s'accennava all'inizio, si dovrebbe misurare quindi non col numero dei posti da coprire ma con la qualità del risultato che la struttura fornisce e dal rapporto che questa avrà con la componente libero professionale del nostro settore.

Coloro che si sono messi a raccogliere dati (SIVAR) hanno già, probabilmente, individuato il risultato e centrato l'obiettivo.
Giancarlo Belluzzi, Vicepresidente ANMVI