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EDITORIALE DELLA SETTIMANA

Per favore non date i numeri

Per favore non date i numeri
Nei prossimi giorni, il Ministero dell'Università definirà il numero programmato al corso di laurea in Medicina Veterinaria.

Gli atenei coinvolti nella programmazione sono 13 ed ognuno di loro, spesso sostenuto dalla Regione corrispondente, cercherà di portare a casa il numero maggiore di iscritti, numero che a volte può significare la stessa sopravvivenza economica del Corso di Laurea. Purtroppo l' anomalia, tutta italiana, di un numero così elevato di Corsi di Laurea costringe ad una forte frammentazione degli investimenti che non sono poi giustificati o sostenibili da un numero di iscritti che per forza di cose, diviso per 13, diventa a volte decisamente basso.


La soluzione logica sarebbe quella di ridurre almeno del 50% il numero di corsi puntando solo su quelli più quotati per strutture e corpo docente ma questo è impensabile per il nostro paese dove al contrario interessi locali stanno spingendo per aprirne di nuovi. Al Tavolo il mondo veterinario sarà rappresentato da FNOVI ed ANMVI che già negli ultimi anni sono riusciti, con dati alla mano derivanti da ricerche specifiche, a contenere, nonostante la forte opposizione delle Università, il numero programmato portandolo dai quasi 1500 di cinque anni fa ai 918 dell'anno accademico 2012/2013. Sarà possibile ridurre ancora questo numero? Nella logica delle cose e vista la situazione attuale del settore si dovrebbe limitarlo a 3/400 ma certamente, nonostante tutti i dati occupazionali indichino che per i giovani veterinari non ci siano più prospettive di lavoro, non sarà facile convincere il mondo universitario ad accettare queste nostre richieste in quanto significherebbe un taglio del 70% degli iscritti e quindi anche dei finanziamenti al Corso di Laurea.

Vi immaginate Milano che avrebbe solo circa 30 iscritti o Torino che si fermerebbe a 40? Per non parlare di Camerino che si vedrebbe limitare il numero a 10 come del resto Sassari. D'altra parte la stessa Alma Laurea, osservatorio occupazionale delle Università, continua ad evidenziare nel settore veterinario una crisi sempre peggiore senza alcuna possibilità di ritorno. Non resta allora che avere il coraggio di ridurre il numero dei Corsi, smantellando un certo numero di facoltà, risparmiando così anche milioni di euro in investimenti che producendo disoccupati sono veramente improduttivi. Ma questo coraggio in un paese di campanili non sembra averlo nessuno. Siamo in Italia.

Carlo Scotti, Direttore editoriale