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EDITORIALE DELLA SETTIMANA

Manca qualcosa nella lotta agli avvelenamenti

Manca qualcosa nella lotta agli avvelenamenti
Gli avvelenamenti di animali sono una costante minaccia. Per me che esercito in Toscana il problema è addirittura antico.

Leggevo in questi giorni che nella sola Firenze c'è stato un cane avvelenato alla settimana e che la causa sono quasi sempre i veleni per topi.


Circa un anno fa, abbiamo avuto dal Ministero della Salute delle ottime Linee Guida e anche i Sindaci e le Procure- se solo le conoscessero- potrebbero fare molto per prevenire e reprimere il fenomeno, soprattutto quando è un reato. Ma anche quando è un drammatico incidente. Ed ecco il punto sul quale vorrei tornare. A mio parere non è stato adeguatamente imposto un corretto uso del ratticida e continua a restare irrisolta la questione della "sostanza amaricante".

Vanno considerati due aspetti:

1. L'utilizzo corretto delle esche. Le bustine contenenti il ratticida devono essere poste all'interno di appositi contenitori che consentono l'ingresso solo alla specie bersaglio e cioè i topi (c'è scritto su tutte le confezioni). Questi contenitori devono essere acquistati separatamente (costo aggiuntivo) perché non sono presenti nelle confezioni di ratticida e quindi molti utilizzatori non li comprano (ho verificato personalmente in molti negozi). Quindi se le esche fossero utilizzate e custodite correttamente il rischio di avvelenamento per il cane sarebbe molto basso. Purtroppo, la maggior parte di chi utilizza questi prodotti li utilizza nel modo sbagliato e dispone le bustine direttamente sul terreno (anche per colpa delle indicazioni che trova su alcune confezioni, come scrivo al punto seguente), magari nascoste sotto un armadio o in zone che reputano irraggiungibili dal cane, ma purtroppo non è sempre così ed il cane se le trova le mangia.

2. La sicurezza e l'amaricante. L'efficacia di queste sostanze è tutta da verificare, perché non scongiurano l'assunzione accidentale del veleno da parte di cani e gatti. La normativa prevede l'aggiunta prudenziale e di sicurezza di una sostanza amaricante che lo renda sgradevole ai bambini e agli animali non bersaglio. Generalmente si usa del denatonio benzoato che è considerato la sostanza più amara del mondo: inserita nelle esche topicide, può essere avvertita dal palato umano conferendo al formulato un sapore amarissimo che lo rende immangiabile. (Alle stesse dosi non ha alcun effetto sui roditori, che perciò se ne cibano avidamente, raggiungendo lo scopo dei piani di disinfestazione). Ma siamo sicuri che sia veramente immangiabile per i cani e per i bambini? L'esperienza ci dice di no.

Occorre dunque un'azione più mirata sui produttori e sui consumatori di questi prodotti. Noi, negli ambulatori stiamo già facendo tutto quello che è nelle nostre possibilità per educare i proprietari e per salvare i pazienti.

Marco Melosi, Presidente ANMVI