Le libere professioni rialzano la testa, ma devono ancora fare i conti con le debolezze strutturali di un mercato del lavoro in continua evoluzione.
Dopo la crisi pandemica, il settore professionale mostra incoraggianti segnali di ripresa: aumenta il numero di professionisti, crescono i lavoratori dipendenti e anche i redditi invertono la rotta. Tuttavia, permangono ancora parecchie ombre che frenano lo slancio del comparto: crolla l’occupazione giovanile, la popolazione professionale invecchia e la concorrenza delle imprese sottrae forza lavoro agli studi. E' quanto si evince dal
IX Rapporto sulle libere professioni in Italia di Confprofessioni.
Rialzo occupazionale- Nel 2023 si registra un balzo di circa 10 mila unità, che nel complesso porta il numero di liberi professionisti a quota un milione e 360 mila unità, pari al 5,8% della forza lavoro e al 27% del lavoro indipendente in Italia. A trainare il rialzo occupazionale sono i datori di lavoro-professionisti – i più colpiti durante il periodo pandemico – che raggiungono quota 204 mila, grazie al recupero di circa 20 mila unità realizzato nel biennio 2022-2023. Notevole l’incremento della quota femminile, soprattutto nelle regioni meridionali, che nello scorso anno conta circa 133 mila donne in più rispetto al 2010, mentre il numero di uomini è salito di circa 40 mila unità nello stesso periodo. Un dato che evidenzia un chiaro processo di ribilanciamento di genere all’interno della libera professione.
Pochi giovani- Sulle positive dinamiche occupazionali pesano, tuttavia, diverse criticità che frenano lo slancio del settore professionale, a cominciare dalla continua flessione dei giovani (-13,8%), dovuto in larga misura all’inverno demografico e alla crescente concorrenza del lavoro dipendente, cui si aggiunge il progressivo invecchiamento della popolazione: l’età media dei liberi professionisti passa dei 45,5 anni del 2013 ai 48,2 anni del 2023.
Primi in Europa- Ancora una volta l’Italia si colloca al vertice della classifica per densità di professionisti, davanti a Germania, Francia e Spagna; ma se fino a qualche anno fa il nostro Paese rappresentava una sorta di “anomalia”, il costante sviluppo trasversale del comparto professionale in Europa rappresenta un pilastro fondamentale di sistemi economico sociali sempre più basati sull’economia della conoscenza, come evidenzia anche la relazione positiva tra Pil pro capite e densità di liberi professionisti nei diversi Paesi Ue.
Il commento del Presidente
Gaetano Stella: «Stiamo assistendo a un evidente riposizionamento delle professioni nel mercato del lavoro e nell’economia del Paese. I segnali di ripresa registrati nell’ultimo anno sono certamente positivi, ma non sono sufficienti a colmare i ritardi accumulati durante la pandemia.
Il
Rapporto sulle libere professioni 2024, giunto quest’anno alla sua nona edizione, ci mette di fronte a una realtà in continuo divenire, dove i progressi economici e sociali si scontrano frontalmente con le debolezze strutturali del nostro Paese e anche del nostro settore; un settore che cresce ma senza la spinta propulsiva delle giovani leve. Una fotografia mossa che delinea i contorni della “grande trasformazione” della società, dell’economia e delle libere professioni, senza però riuscire a mettere a fuoco l’orizzonte delle grandi sfide che abbiamo davanti. L’inafferrabile velocità della tecnologia digitale, le sempre più mutevoli tendenze del mercato del lavoro e l’instabilità di uno scenario geopolitico sull’orlo del precipizio sono le principali concause che alimentano incertezze e mettono in secondo piano i notevoli progressi realizzati dalle professioni sulla strada della crescita».