Per l’infettivologo veterinario, prof Nicola Decaro, il ruolo del gatto nella trasmissione di SARS Cov-2 rimane “inesistente, tutt'al più trascurabile”. La trasmissione dal gatto all’uomo "è attualmente testimoniata dal solo studio tailandese”. Ed è comunque "molto più rara" della trasmissione inversa: dall'uomo al gatto. Per il Direttore del Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari, l'infettivologo Nicola Decaro, il sospetto caso di trasmissione di SARS CoV-2 dal gatto ad una Veterinaria in Thailandia "ai fini epidemiologici non cambia nulla".
Semmai, dopo due anni di circolazione virale pandemica, a sorprendere è che "ci sia voluto così tanto tempo, data l'entità della pandemia", prima di documentare un caso sospetto in un animale "sensibile all'infezione sperimentale e naturale" e alla luce dello "stretto contatto tra i gatti e le persone". Una conferma che "il gatto ha un ruolo pressoché inesistente, o tuttalpiù trascurabile, nella circolazione di SARS-CoV-2 nella popolazione umana"- afferma il professor Decaro.
Ad oggi, "è stato quasi sempre dimostrato un passaggio unidirezionale del virus dall’uomo al gatto, cioè in quasi tutti i casi i gatti hanno contratto l’infezione da persone infette"- aggiunge l'esperto, per il quale "non c'è da preoccuparsi". Nemmeno se si documentassero altri casi, "come è probabile"- afferma. Si tratterebbe, infatti, di "eventi rari o almeno sporadici che non influiscono sull’epidemiologia del virus".
SARS-CoV-2, pur avendo un’origine zoonosica, continua ad avere una trasmissione prevalentemente interumana. Gli animali "rivestono un ruolo marginale rispetto alla circolazione del virus tra le persone"- conclude Decaro.