• Utenti 11
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31331
EQUO PROCESSO

La FEI chiarisce le procedure nei casi di anti-doping

La FEI chiarisce le procedure nei casi di anti-doping
La comunità equestre si è interrogata sui tempi e sulle modalità decisionali che pesano sui casi anti- doping rilevati dalla FEI.

Attraverso il Segretario Generale Ingmar De Vos, la FEI ha precisato il proprio ruolo e modus operandi. "Il ruolo della FEI – ha dichiarato è di garantire la piena correttezza e fair play delle competizioni e al tempo stesso di garantire che i diritti dell'atleta siano pienamente tutelati". In qualità di organo di governo internazionale, la FEI "non può permettere che gli atleti vengano condannati o sanzionati senza adeguate opportunità di autodifesa"- spiega De Vos che aggiunge: "Naturalmente è sempre deplorevole ogni caso di riscontro positivo, tuttavia la FEI segue le previste procedure, salvaguardando i diritti delle parti coinvolte".

Come funziona dunque? In seguito alla conferma di un campione positivo, la FEI ha il compito di dimostrare al Tribunale che vi è stata una violazione del Regolamenti Antidoping. Una positività rappresenta solo l'avvio della procedura. In caso di sospensione provvisoria per accertamento della positività, l'interessato può richiedere in qualsiasi momento una udienza preliminare e la revoca del provvedimento a suo carico. Inoltre, l'interessato ha il diritto di contestare il riscontro della positività, i metodi di prelievo e analisi dei campioni; la FEI gli garantisce anche il diritto di motivare la presenza della sostanza vietata ai fini della riduzione o della cancellazione della sanzione.

Detto questo, la nota della FEI sottolinea che la verifica di una effettiva violazione delle regole non può che passare per la procedura prevista, ed è solo quando il tribunale conferma la violazione, con propria decisione finale, che si potrà applicare l'automatismo della decadenza dalla gara, posto che sono possibili vari gradi di sanzione.

La nota della FEI conclude ricordando che la Federazione ha sottoscritto il Codice WADA, i cui principi contemplano il diritto ad un processo equo, al contradditorio e a tempistiche adeguate a consentire alla difesa di organizzare la propria documentazione. I firmatari del Codice WADA, come appunto la FEI, devono agire coerentemente anche se si tratta di competizioni che impiegano animali.