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Fisco e cavalli

Una commissione redditometro al MIPAAF

Una commissione redditometro al MIPAAF
La SIVE ha risposto alla richiesta del Ministero delle Politiche agricole ed ha inviato un documento di osservazioni sull'inclusione degli equini nel redditometro. Il Ministero ha attivato una apposita "Commissione redditometro cavallo" con lo scopo di studiare la relazione fra redditometro/spesometro e possesso di equini. Il redditometro è il colpo di grazia all'ippica in crisi.

Il Ministero delle Politiche Agricole si è rivolto alla SIVE (Società Italiana Veterinari per Equini- Federata ANMVI) chiedendo osservazioni tecniche per la neo costituita "Commissione redditometro cavallo". La 'Commissione è stata istituita a fine 2011 con
decreto ministeriale e alla fine di dicembre ha ricevuto le sollecite
osservazioni di parte veterinaria, "considerata l'urgenza di pervenire a
una rapida conclusione dell'attività di analisi dei dati da parte della
Commissione".

Il Presidente della Società Giorgio Ricardi e il Vice Presidente ANMVI con delega agli Equini, Andrea Brignolo, hanno prodotto un documento che riprende le considerazioni già sviluppate nei mesi scorsi in varie sedi pubbliche ed istituzionali, tese a focalizzare le ricadute del fisco sulla tutela del cavallo.

La Commissione ha finalità di studio sul rapporto tra il redditometro/spesometro e il cavallo. Sollecitata dalla categoria veterinaria, da numerosi proprietari e da associazioni allevatoriali, l'attenzione della politica si è fatta sentire, anche con interrogazioni parlamentari da parte di esponenti di spicco del Parlamento, come il Senatore Antonio Tomassini, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato. Ma anche a livello territoriale ci sono state reazioni importanti come quella della Regione Piemonte, dove si sono registrate le più insistite attività di verifica e di sanzionamento da parte dell'Agenzia dell'Entrate. Ora l'apprezzata iniziativa del Dicastero di Via XX Settembre.

In sintesi, le osservazioni della SIVE per la Commissione:
1-Il costo di mantenimento di un cavallo non può essere determinato dal tipo di documento di identità (UNIRE, FISE, APA) in quanto non esiste una correlazione diretta tra questi due elementi; il tipo di attività svolta ed il relativo costo di mantenimento del cavallo sono determinate dalle sue capacità e non dal tipo di documento. La cosiddetta " capacità contributiva" legata al proprietario del cavallo può essere eventualmente verificata quindi solo in base alla tipologia di mantenimento. Un cavallo da corsa in ippodromo ed in attività agonistica determina un costo di mantenimento che cala drasticamente, per lo stesso soggetto, se detenuto in campagna per uso ludico, pur con lo stesso documento di identificazione.
2-Le categorie fin ad oggi rappresentate di "cavallo da corsa" e "cavallo da equitazione " sono vaghe e tecnicamente approssimative non corrispondendo in alcun modo agli usi effettivi del cavallo e non sono inoltre in grado rappresentare in alcun modo la capacità contributiva del proprietario per i motivi espressi al punto 1.
3-Coefficienti e spese relative al mantenimento vanno completamente riviste. I coefficienti attuali sono analoghi a quelli utilizzati per il possesso di uno yacht e portano a valori stimati irrealistici sia per i cavalli in attività agonistica che per quelli detenuti in proprio come cavalli da campagna.
Il costo di mantenimento effettivo di "qualsiasi" cavallo detenuto in proprio non supera i 1500 euro all'anno tenuto conto anche di spese veterinarie e di mascalcia ed il costo di mantenimento di cavalli in attività agonistica dovrebbe tenere conto della tipologia delle strutture dove è ospitato eliminando completamente i coefficienti riferendosi eventualmente solo ad i costi effettivi ben noti e reperibili.
4-È evidente che l'utilizzo di coefficienti tanto alti applicati inoltre a spese presunte molto superiori alla realtà metta moltissimi proprietari di cavalli in condizione di dichiarare redditi inevitabilmente inferiori a quelli presunti dal fisco. Questo li porta ad essere spesso vittima di accertamenti assolutamente fuori luogo ed iniqui con spreco di denaro pubblico.
5-Va tenuta in assoluta considerazione la differenza fra il cavallo da reddito e il cavallo che svolge una funzione socialmente rilevante quando è d'affezione o da riabilitazione (ippoterapia).

Ricardi e Brignolo avanzano anche alcune considerazioni di ordine generale sul rischio di disincentivare il possesso del cavallo e sull'anagrafe equina, ad oggi non completa, di modo che i cavalli registrati e presenti nella Banca Dati gestita dall'ex-Unire non sono aggiornati alla totalità della popolazione equina ed il Fisco quindi si rivolge paradossalmente solo ai proprietari in regola.
Il redditometro punisce proprio la regolarizzazione della proprietà del cavallo.

"Oggi- conclude la nota- mentre assistiamo ad una recrudescenza di alcune malattie infettive e trasmissibili, colpire i possessori di cavalli è il modo migliore per compromettere la sanità animale, vanificando gli sforzi delle autorità sanitarie e dei veterinari ippiatri nel tutelare il patrimonio equino del nostro Paese. Con la svalutazione del cavallo a indicatore di reddito andranno in fumo anche le strategie di rilancio dell'ippica nazionale e dell'equitazione che si stanno cercando faticosamente di attuare per salvare un settore in crisi irreversibile".

Il nuovo redditometro è in fase di sperimentazione presso l'Agenzia delle Entrate fino a febbraio.