Sul comportamento di alcune case farmaceutiche che, in caso di carenza di scorte di farmaci negano o addirittura vietano la vendita di medicinali al veterinario, l'Anmvi ha interessato la Direzione Generale della Sanità Animale e del Farmaco veterinario: illegittimo creare difficoltà di approvvigionamento.
Dopo alcune segnalazioni riguardo al comportamento di alcune case farmaceutiche, l'Anmvi ha interessato la Direzione ministeriale della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario, informandola che, in caso di carenza di scorte di farmaci (nelle fattispecie segnalate la vinblastina), negano o addirittura vietano la vendita di tali prodotti al medico veterinario.
La nota chiede un intervento ministeriale che, "a beneficio dei medici veterinari, ponga autorevolmente fine ai comportamenti sopra indicati". Le norme di legge, infatti, non forniscono alcun elemento per giustificare un simile comportamento. Inoltre si ritiene che "non possa in alcun modo rilevare il carattere sporadico di situazioni che causano illegittimamente difficoltà di approvvigionamento".
Basta citare al riguardo il Dlgs 193/2006 (Codice del farmaco veterinario) -che agli art. 84, commi 6 e 7 sancisce il diritto del veterinario- e il Dlgs. 219/2006 (Codice del farmaco ad uso umano) che all'art.92 comma 4 prevede l'obbligo del produttore alla fornitura del medicinale.
"Obiezioni, di presunta "politica commerciale" - conclude la nota- a fronte di scorte di magazzino in via di esaurimento, non sono accettabili e compromettono gravemente le attività di cura del medico veterinario in favore del paziente animale".