L'indagine per maltrattamento ai danni di vacche da riforma si è conclusa con il patteggiamento della pena. I titolari di un macello del lodigiano e un veterinario asl hanno patteggiato pene dai tre ai quattro mesi di reclusione. La difesa: il patteggiamento non è ammissione di responsabilità. Ha patteggiato quattro mesi di reclusione il titolare del
Macello Calzi di Bertonico (Lodi), e tre mesi un altro responsabile della struttura, due dipendenti dello stesso, e un medico veterinario della ASL di Lodi, tutti imputati per i maltrattamenti inflitti alle mucche da latte cosiddette "da riforma". Il Giudice ha quindi accolto la richiesta presentata dai legali degli imputati nell'udienza del 2 febbraio scorso. Le pene, che saranno commutate in sanzioni pecuniarie.
Il procedimento penale era scaturito dalla denuncia presentata da Animals' Angels e LAV in seguito a una lunga investigazione, conclusa nel giugno 2006 e condotta in allevamenti di mucche da latte e macelli, la maggior parte dei quali situati in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.Le immagini realizzate durante l'investigazione, diffuse da Animals' Angels e LAV, documentavano maltrattamenti ai danni di mucche da latte cosiddette "da riforma" caricate a forza sui camion
La scelta di patteggiare non va assolutamente interpretata come ammissione di responsabilità - spiega l'avvocato Oreste Riboli di Casalpusterlengo, che ha difeso macellatori e veterinario in questo processo. Semplicemente i miei assistiti hanno valutato i tempi e i costi di un processo che sarebbe stato inevitabilmente lungo e avrebbe richiesto anche consulenze sull'interpretazione della normativa europea. Premesso che le mucche arrivavano già "a terra" al macello e che quindi bisognerebbe chiederne conto agli allevatori, nessuno dei miei assistiti si divertiva a far soffrire gli animali. Le procedure adottate, a nostro avviso, erano finalizzate alla tutela degli addetti alla movimentazione dei bovini: ad esempio, se si fosse provveduto a stordirli sul camion, sarebbero potuti finire addosso a qualche operatore, con rischi seri per l'incolumità. Ci troviamo a fare i conti, ancora una volta, con la cavillosità dei regolamenti europei. Il veterinario a giudizio, tra l'altro, ha sempre sostenuto di aver prestato la massima attenzione alla questione del benessere animale e di non aver mai dato pareri a cuor leggero».
Per la LAV "questa sentenza è un'ulteriore conferma dei maltrattamenti e delle inaccettabili pratiche di trasporto degli animali condotti verso il macello". E' una condanna - dichiara Roberto Bennati, Vicepresidente della LAV - di quella filiera zootecnica che rifiuta l'applicazione delle norme comunitarie e nazionali, e il rispetto degli animali ormai radicato nei cittadini L'industria della macellazione, gli allevatori e i servizi veterinari facciano ora la loro parte, varando un piano di repressione dei maltrattamenti, ancora diffusi in particolare in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e in Piemonte".
"E' necessario che la struttura del Macello Calzi sia sottoposta a una vigilanza più restrittiva, come emerso anche dall'ispezione dell'Ufficio veterinario della Commissione Europea (F.V.O), e che la ASL vigili sull'attività dei veterinari all'interno del macello - prosegue Bennati - E', inoltre, urgente che queste Regioni, e il Ministero della Salute, emanino provvedimenti di vigilanza sul benessere animale in allevamento, per fare chiarezza sulla sorte delle mucche in stalla, e sui tempi e modalità di eutanasia degli animali non trasportabili, altro rovescio di grande criticità della medaglia di questo fenomeno".