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PET THERAPY, ISS: LA SITUAZIONE IN ITALIA

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E' l'Emilia Romagna la regione piu' all'avangurdia per l'utilizzo di animali a fini terapeutici, mentre la Campania e' fanalino di coda. I dati arrivano dall'Istituto Superiore di Sanita' che, visto il fiorire di iniziative in materia di Pet Therapy, ha effettuato una ricognizione delle attivita' svolte a livello nazionale. A raccontare diffusione e utilizzo della Pet Therapy nel nostro paese è stata Francesca Cirulli, ricercatrice dell'Istituto Superiore di Sanita', reparto di Neuroscienze comportamentali, al convegno 'PetTherapy, una nuova realta' terapeutica', dove la scorsa settimana a Napoli hanno partecipato, fra gli altri, Sergio Papalia, dirigente dell'ufficio Benessere Animale del ministero della Salute, Gabriella Bernini, coordinatore regionale di Oncoematologia pediatrica dell'ospedale Meyer di Firenze e Pasqualino Santori, presidente del comitato Bioetica per la Veterinaria. Per Cirulli la Pet Therapy e' utile, funziona, ma purtroppo non e' ancora una realta' strutturata. Oltre al Meyer di Firenze e il Gaslini di Genova, entrambi ospedali pediatrici, sono poche le strutture che sperimentano gli animali a fini terapeutici: ''Ci sono molte esperienze - ha detto Cirulli - ma le sperimentazioni si contano sulla punta delle dita''. In Campania il fenomeno sta esplodendo ora, mentre la regione dove sono davvero tante le iniziative e' l'Emilia Romagna ma anche qui ''non ci sono delle strutture ospedaliere che le raggruppano''. E' per questo che l'Istituto Superiore di Sanita' sta censendo la realta' italiana per poi definire delle linee guida, delle regole per una buona strutturazione di queste terapie. ''Non e' facile - ha spiegato Cirulli - la realta' e' composita, ci sono tante regioni e ogni regione ha le sue leggi e i suoi finanziamenti. Noi come istituto cerchiamo di porci come raccordo per omogeneizzare i criteri di applicazione''. Ma quali sono le regole per una buona Pet Therapy? ''Innanzitutto ci deve essere un'equipe - ha sottolineato Cirulli - il pet terapista da solo non puo' svolgere una terapia. Ci deve essere un medico, un veterinario che assicura che l'animale con cui verra' fatta la terapia sta bene, uno psicologo, personale parainfermieristico. Un equipe che deve poi essere modulata a seconda della patologia e dell'eta'''. L'ospedale Monaldi di Napoli, che ha ospitato il convegno, non ha mai sperimentato la Pet Therapy, ma da dieci anni ha una struttura che risponde alle esigenze dei bambini. ''Nel reparto di Cardiologia - ha raccontato il professor Raffaele Calabro' - esistono una sala giochi, una biblioteca, una scuola, un acquario''. Ma quanto aiuta la presenza di un animale? ''Non si puo' generalizzare - ha detto Calabro' - Esistono patologie in cui il rapporto con l'animale puo' giovare. Per esempio, dopo un intervento cardiochirurgico o dopo un infarto del miocardio c'e' bisogno di un periodo di riabilitazione in cui l'aiuto di un cane puo' servire sia per fare un po' di attivita' fisica in piu' sia per creare uno stato di maggiore serenita' e benessere che comporta una diminuzione della pressione arteriosa e della pressione cardiaca''. Sicuramente, pero', un animale puo' essere fondamentale per le patologie psichiatriche, in particolare per i bambini autistici, e per gli anziani: ''In questi casi - ha concluso Calabro' - il rapporto con l'animale aiuta a uscire un po' da se stessi e aprirsi verso gli altri''. (ANSA).