Il Consiglio di Stato dà ragione all’Antitrust che nel 2000 aveva irrogato una sanzione di 63.337 euro alla FNOMCEO e a 35 ordini provinciali per “intese volte a falsare in maniera consistente la concorrenza sui mercati delle prestazioni erogate dai professionisti”.
La Federazione degli Ordini dei medici aveva stabilito, a pena di responsabilità disciplinare per la mancata osservanza da parte degli iscritti, che gli accordi preventivi per l’erogazione diretta e a tariffe predeterminate del servizio medico per conto delle associazioni mutualistiche erano ammissibili solo se l’onorario non era inferiore alla tariffa stabilita. Non solo. La FNOMCEO riteneva che la mutua si dovesse impegnare a convenzionare tutti i medici che lo richiedevano attraverso l’Ordine ( con il sistema cosiddetto degli “elenchi aperti”. Il 9 marzo scorso, il Consiglio di Stato ha ribadito che l’attività degli ordini professionali in quanto volta a regolare e orientare l’attività degli iscritti nell’offerta delle proprie prestazioni professionali incide sugli aspetti economici della medesima e può avere effetti restrittivi per la libera concorrenza. Palazzo Spada ha respinto la tesi secondo la quale gli ordini non possono essere trattati alla stregua di imprese e dunque debbano sottrarsi alle norme di tutela della concorrenza: “ stabilire il contenuto dei rapporti tra gli iscritti e le mutue volontarie non rientra nei poteri pubblici attribuiti alla Federazione". Bocciate le tariffe predeterminate e bocciato anche il sistema degli “elenchi aperti”: i medici convenzionabili non sono tutti uguali, le mutue hanno il diritto di avvalersi di sanitari affidabili e quindi di selezionarli individuando i più adatti e specializzati per la cura di determinate patologie. Il sistema degli elenchi aperti non rispetta il principio della libera scelta del medico.