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CANI, TAGLIO CODA: POSSIBILI DEROGHE E RINVII

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Allo stato attuale del dibattito sui divieti chirurgici ( taglio della coda, delle orecchie e delle corde vocali senza finalità terapeutica) previsti dall’Ordinanza-Turco, un punto fermo è che le uniche eventuali deroghe possono riguardare solo la caudotomia. E non si tratta di far rientrare il divieto, ma, al massimo di sospendere e rinviarne l’applicazione.Con possibili deroghe. Di questa eventualità si è discusso ieri al Ministero della Salute, attorno ad un tavolo tecnico appositamente convocato ieri dalla Direzione Generale di Sanità Animale, che ha adottato in primis il punto di vista veterinario come criterio di analisi. Per l’ANMVI è intervenuto il Dottor Raimondo Colangeli, mentre la FNOVI è stata rappresentata dal dottor Aldo Vezzoni. Il Ministero della Salute ha ripreso le indicazioni già fornite al Parlamento (cfr. audizione del Sottosegretario Gaglione in Commissione Affari Sociali) su una eventuale circolare applicativa dell’Ordinanza, ipotizzando l’inserimento dell’esclusione dal divieto del taglio della coda per le razze da lavoro. Una deroga che tuttavia il MinSal era disposto a valutare solo sulla base di reali motivazioni sanitarie o di prevenzione, che il tavolo non ha del resto rilevato. Gli argomenti sanitari a sostegno della tesi del taglio a scopo di prevenzione veterinaria non sono infatti presenti in maniera significativa nella letteratura scientifica e la sola aneddotica non si presta a dare basi per una valutazione sanitaria attendibile. Inoltre, nei Paesi dove il divieto di caudotomia è già in vigore da tempo non si è verificato un aumento dell'incidenza di patologie traumatiche della coda. Le rappresentanze veterinarie presenti al tavolo ( pubblica, privata, universitaria, ministeriale e regionale) hanno anche concordato sulla opportunità di allineare la veterinaria nazionale alle tendenze normative e regolamentari della maggior parte dei Paesi europei sulla salvaguardia dell’integrità fisica dell’animale, limitando gli interventi invasivi alle sole necessità mediche ed escludendo quelli estetici o morfologici. Ma la questione investe anche il Ministero delle Politiche Agricole e il patrimonio della cinofilia nazionale, per i risvolti sugli standard di razza, sui metodi di selezione e di addestramento e sull'allevamento delle molte razze coinvolte dal provvedimento. E’ noto che l’ENCI ha annunciato un ricorso al TAR contro l’Ordinanza, entrata in vigore con applicazione immediata ed urgente e con contenuti estranei all’oggetto del provvedimento. Il Ministero delle Politiche Agricole, presente ieri al tavolo con propri rappresentanti, aveva a suo tempo sollevato obiezioni e rivendicato titolarità sull’argomento, pertanto la ricerca di una soluzione al problema assume una connotazione anche politica. I Ministeri competenti sono disponibili ad andare incontro alle esigenze zootecniche ed economiche della cinofilia nazionale e a valutare la soluzione normativa più idonea a posticipare l’entrata in vigore del divieto del taglio della coda (o con modifiche all’ordinanza o con una esplicita previsione in un disegno di legge organico sulla tutela e benessere animale già in fase di stesura presso il Ministero della Salute.) che preveda tempi di adeguamento tali da permettere un passaggio graduale e condiviso, con possibili deroghe in casi di dimostrata necessità. A livello europeo non mancano precedenti normativi a cui guardare, dall’Animal Welfare Act, approvato dal Regno Unito alla fine del 2006, ai tempi lunghi che si sono dati gli allevatori in Germania per adattare il proprio settore alla Convenzione Europea sulla Protezione degli Animali: il testo europeo che vieta le mutilazioni figura nell’Ordinanza-Turco fra i richiami legislativi e regolamentari.