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RIFORMA DEGLI ORDINI: PARTENZA IN SALITA

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Governo e Parlamento viaggiano in parallelo verso la riforma delle professioni. Il sottosegretario con delega alla riforma Luigi Scotti ha già chiarito che la materia rientra nella competenza legislativa dello Stato ( Esecutivo e Parlamento) e non presenta profili di concorrenza con le Regioni: “ al riguardo, mi domando come sarebbe infatti possibile immaginare codici deontologici diversi a seconda della regione”, ha commentato. Con questo, che appare come l’unico punto fermo, il riordino giuridico delle professioni intellettuali ha avviato ieri il suo iter in Commissione Giustizia alla Camera, dove l’On Pierluigi Mantini ha presentato in veste di relatore quattro proposte di legge (Siliquini, Mantini, Vietti Laurini) che dovranno convergere in un testo unificato. Quasi in contemporanea, il Ministro della Giustizia Clemente Mastella ha confermato che il suo ddl per la riforma degli ordini professionali sarà discussa dal Consiglio dei Ministri venerdì prossimo. In entrambe le sedi la strada è in salita: l’On Michele Vietti, ex sottosegretario alla Giustizia e autore di due proposte di riforma, dichiara che “ senza un’intesa con l’opposizione in parlamento non ci sono i numeri per far passare alcuna riforma”. Al Governo, il Guardasigilli mette in guardia i professionisti: “dovete stare attenti a non difendere posizioni indifendibili, non c’è peggior patrocinatore di chi si lascia difendere male”. E alludendo al Ministro Bersani: "al Governo c’è chi è più liberalizzatore di me, così rischia di saltare la mia mediazione”. Il dicastero dello Sviluppo ha chiesto correttivi sulle società professionali in direzione più permissiva e maggior precisione nel definire le funzioni di interesse pubblico garantite dagli Ordini. Ieri in Commissione Giustizia Pierluigi Mantini ha presentato la riforma delle professioni come un obiettivo irrinunciabile: “La riforma delle professioni intellettuali è essenziale per la modernizzazione e la maggiore equità e competitività dell'Italia nell'economia globale”- ha detto il Responsabile delle professioni per l’Unione, aggiungendo che bisogna “colmare il divario concorrenziale dei professionisti italiani rispetto ai professionisti europei". Nel campo dei servizi professionali ad alto valore aggiunto, il nostro Paese “è diventato territorio di conquista da parte di società di consulenza e di grandi studi professionali in forma societaria. Il deficit della bilancia commerciale dei servizi professionali nel 2003 era giunto a meno di 3,7 miliardi di euro, quale conseguenza della difficoltà delle professioni italiane rispetto alla più attrezzata concorrenza internazionale”.