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SIVE, COMUNICATO SU ANEMIA INFETTIVA EQUINA

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La SIVE Società Italiana Veterinari per Equini desidera sensibilizzare tutti i colleghi verso la necessità di un comportamento consapevole e responsabile nei confronti della prevenzione della malattia, anche attraverso l’informazione dei propri clienti e la richiesta del test di Coggin ogni volta che lo si ritenga opportuno, non solo per identificare e allontanare immediatamente i soggetti infetti, ma anche per individuare ed interrompere eventuali vie di diffusione del virus.”- L’invito viene dal Presidente della SIVE Marco Pepe che ha diffuso un comunicato ai Colleghi ippiatri sui recenti casi di anemia infettiva equina in Italia. “ In particolare - prosegue la nota- dovrebbero essere considerati sospetti, e gestiti come tali, tutti i casi con anamnesi di ipertermia associata a piastrinopenia, con o senza anemia manifesta. Si vuole, in questo modo, anche sottolineare e ribadire il ruolo fondamentale che il veterinario pratico può, e deve svolgere, nell’azione quotidiana di epidemio-sorveglianza e di prevenzione della diffusione delle malattie infettive”. In Irlanda- informa il comunicato - paese indenne dal 1976, sono stati segnalati, da giugno a novembre, 29 casi. In ambito nazionale, la malattia si è manifestata con una diffusione “a macchia di leopardo”, con focolai in Veneto, Piemonte, Lazio, Toscana e Umbria. Nonostante i numeri riguardanti i casi in Italia siano sovrapponibili quelli dichiarati dal CRAIE (Centro di Referenza per l’Anemia Infettiva Equina) per l’anno 2005 e precedenti, la fisionomia della situazione attuale è sostanzialmente diversa. Infatti, mentre fino all’anno scorso i casi segnalati riguardavano soggetti autoctoni da carne ed equini importati dai paesi dell’est europeo, quest’anno la malattia si è diffusa anche tra i cavalli destinati all’attività sportiva e tra allevamenti di cavalli da trotto e da galoppo, coinvolgendo così soggetti che normalmente si spostano, e che, venendo a contatto con un grande numero di altri equini in ambiti diversi, rappresentano un importante potenziale veicolo di diffusione del virus. La malattia si è manifestata anche in puledri di pochi mesi di vita, soggetti non ancora immunocompetenti e quindi difficilmente diagnosticabili in vita, in quanto sicuramente negativi al test di Coggins, ma in grado di trasmettere l’infezione alle fattrici. In questo quadro grande importanza potrebbe aver assunto la via di trasmissione iatrogena, infatti forti sospetti sono stati rivolti verso l’utilizzo di emoderivati. ”. Tutto ciò prosegue la SIVE- ha creato danni economici molto gravi a diverse aziende del settore, tra cui centri di allenamento, allevamenti e, non ultime, strutture sanitarie veterinarie. In quest’ottica la malattia rappresenta un fattore di rischio estremamente serio e pericoloso, considerando che i cavalli colpiti, se sopravvivono, perdono totalmente ogni possibilità di impiego e quindi qualunque valore economico, che le strutture in cui venga identificato un soggetto positivo vanno incontro, secondo i termini di legge ( DPR 11 febbraio 1994), a un periodo di quarantena di 90 giorni, che le strutture sanitarie veterinarie possono rappresentare un possibile punto di diffusione della malattia e, infine, che esiste anche la possibilità che i proprietari di soggetti divenuti positivi in tale circostanza vogliano rivalersi legalmente sulla struttura sanitaria stessa”.