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RAPPORTO SULLA ZOOTECNIA BOVINA 2006

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Un giro d'affari che ai prezzi al consumo ha superato, nel 2005, i 37 miliardi e mezzo di euro. Per il 63% (quasi due terzi) riconducibile alla filiera latte, che ha espresso un fatturato di 23,5 miliardi, e per la parte restante (14 miliardi circa) al settore delle carni bovine.E' la dimensione economica della zootecnia bovina in Italia che emerge dai due studi "Il mercato del latte" e "Il mercato della carne bovina", presentati a Bologna ieri alla presenza del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro. I rapporti, promossi da AIA ed Ismea e realizzati dall'Osservatorio Latte e dall'Ismea, sono stati illustrati nelle loro linee generali dai presidenti dell'AIA, Nino Andena, e di Ismea, Arturo Semerari. "Per i produttori di latte - ha dichiarato Nino Andena - il 2005 si è rivelato un altro anno difficile. Gli allevatori non hanno potuto infatti cogliere le migliori opportunità offerte da un quadro congiunturale evolutivo rilevato sia a livello europeo che internazionale. Il buon andamento dell'export e la crescita dei consumi interni non si sono inoltre tradotti in un vantaggio economico per la componente agricola che al contrario ha visto i prezzi della materia prima nazionale ridursi ulteriormente, sotto le pressioni esercitate sia dall'industria di trasformazione sia dalla grande distribuzione. Di positivo, continua il comunicato, c'è da rilevare una riduzione dei costi di produzione determinata, nel 2005, da un calo dei prezzi dei mangimi. Le dinamiche più recenti, tuttavia, evidenziano quest'anno una tendenza di segno opposto che certamente si tradurrà in un forte inasprimento dei costi a carico degli allevatori. "Gli allevamenti in Italia - ha aggiunto Andena - sono scesi l'anno scorso sotto le 50mila unità, un numero quasi dimezzato a distanza di dieci anni. Di pari passo è fortemente aumentata, soprattutto nelle aree di pianura, da cui proviene il 78% della produzione di latte, la concentrazione e la dimensione media aziendale, che corrisponde attualmente a una produzione commerciale di 227 tonnellate all'anno. I risultati degli ultimi dodici mesi evidenziano, al contrario, per la filiera carne, rileva il comunicato stampa, un esito positivo confermato da prezzi e consumi in aumento rispetto all'anno precedente. Un andamento che ha in parte alleviato anche i conti dei produttori di latte che con la vendita del bestiame ottengono un'importante integrazione di reddito." In merito ai problemi della rarefazione e dell'onerosità nell'approvvigionamento dei capi da ristallo, settore in cui l'Italia dipende quasi totalmente dall'estero, il Presidente dell'AIA ha sottolineato l'esigenza di avviare concretamente il "Progetto carne" promosso dall'Associazione al fine di incrementare, soprattutto nelle regioni centro-meridionali, la produzione di carni bovine attraverso l'incremento delle vacche nutrici e dei vitelli da ristallo di matrice nazionale. Andena ha inoltre ricordato l'importanza di garantire con il marchio "Italialleva", promosso dall'AIA, l'origine nazionale della materia prima a vantaggio dell'industria di trasformazione e soprattutto dei consumatori. "Nel 2005 - ha spiegato il presidente dell'Ismea, Arturo Semerari, nel suo intervento - emerge dall'analisi della catena del valore nella filiera latte un dato di partenza, ai prezzi alla produzione, di 4,7 miliardi di euro che al consumo raggiunge l'imponente cifra di 23,5 miliardi, aumentando di quasi 5 volte. In sostanza per ogni 100 euro pagati dal consumatore finale, riferisce la nota stampa, finiscono nelle tasche dell'allevatore solo 19 euro, 33 vanno all'industria di lavorazione e ben 48 alla distribuzione, inclusi gli importatori. Le cifre, contenute nel Rapporto, evidenziano inoltre che i margini di distribuzione hanno ormai superato la soglia dei 10 miliardi di euro, facendo segnare un'ulteriore crescita rispetto al 2004 (+1%). Nella filiera carni da 3,9 miliardi come dato di partenza si raggiunge al consumo quota 14,1 miliardi di euro, un valore che anche in questo caso aumenta dalla stalla alla tavola di quattro volte e mezza". "Sul fronte della produzione - ha aggiunto Semerari - dopo due anni segnati dai ribassi, il 2005 ha chiuso con un forte aumento nel settore del latte vaccino, per un ammontare complessivo di 10,9 milioni di tonnellate, in crescita del 3,1% su base annua. Un risultato che ha comportato un consistente esubero rispetto alla quota assegnata all'Italia da Bruxelles. Riguardo alle carni bovine, al contrario, la dinamica produttive rivela una generale flessione, attribuibile prevalentemente al segmento del vitellone." Il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, concludendo l'incontro, ha colto l'occasione per ribadire la sua posizione in merito al sistema delle quote latte che resta - ha affermato - "inamovibile fino al 2013". Si tratta invece - ha precisato - di organizzarci per tempo per gestire il settore latte in un eventuale futuro senza quote. Con riferimento alle multe comminate dalla Commissione europea all'Italia, prosegue la nota stampa, il Ministro ha ribadito con fermezza "le regole finché ci sono vanno rispettate", ipotizzando anche la possibilità di sospendere i pagamenti dei premi Pac alle aziende che non rispettano le regole. Sul versante della carne bovina ha invitato la filiera ad intraprendere tutte le strade percorribili per un migliore approvvigionamento dei vitelli da ristallo e, al tempo stesso, a sfruttare le opportunità produttive che, sulla linea vacca-vitello, esistono in diverse aree del Paese, in particolare nel Mezzogiorno. La qualità - ha tra l'altro affermato De Castro - è una condizione necessaria ma non sufficiente a vincere la sfida dei mercati. Serve un'incisiva riorganizzazione di filiera per valorizzare la produzione e aumentare la competitività delle aziende.(fonte: agricolturaonline)