Due manifesti per dire no al decreto Bersani. Li ha realizzati l'Anmvi, Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, che si rivolge a tutti i medici veterinari ''affinché, con l'affissione al di fuori delle strutture veterinarie, la categoria renda visibile la propria contrarietà ad un provvedimento che priva di regole deontologiche la professione medico-veterinaria''.
''Lasciateci fuori dal Decreto Bersani'', chiede in un poster l'Anmvi: la professione medico veterinaria e le prestazioni veterinarie (rese nell'ambito del Ssn o in regime privato) devono essere escluse dall'ambito di applicazione del Decreto sulle liberalizzazioni. Un appello che è stato formalmente rivolto al ministro della Salute Livia Turco nel corso di ripetuti contatti scritti e verbali, ancora in corso in questi e nei prossimi giorni. Per l'Anmvi, le disposizioni urgenti per la tutela della concorrenza nel settore dei servizi professionali ''stravolgono il quadro giuridico-normativo in cui è inserita la professione veterinaria, negano il ruolo della medicina veterinaria nel sistema salute, ponendola alla stessa stregua dei servizi professionali tecnici, giuridici ed economici. Nell'abrogazione imperativa di leggi e regolamenti propri del ministero della Salute, lo stesso ministro Livia Turco dovrebbe ravvisare una ingerenza nella sua sfera di competenza istituzionale''. Così, con il secondo slogan ''Animali più sani senza il Decreto Bersani'', i veterinari denunciano l'abrogazione dei minimi di qualità. E si dicono ''contro la pubblicità selvaggia, contro la cancellazione per decreto di alcune fra le più delicate norme del Codice Deontologico Veterinario''. Per l'Anmvi questo decreto è un pericoloso incoraggiamento alla malasanità, all'abusivismo professionale e alla concorrenza sleale.
''Il pubblico deve sapere che i minimi in sanità corrispondono a standard minimi di qualità, al di sotto dei quali è lecito dubitare che il paziente animale sia stato oggetto delle più elementari garanzie medico-sanitarie. Il pubblico deve anche sapere che l'ordine professionale, già oggi, non ha più strumenti per perseguire illeciti deontologici e legali, ovvero - conclude la nota - per tutelare il paziente animale e il cittadino''.(Adnkronos Salute)