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AUSTRALIA, MENO ANTIBIOTICI NEI MANGIMI

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Se si vuole 'tagliare' drasticamente la percentuale di farmacoresistenza nella popolazione, la strada da seguire è quella della riduzione della quantità di antibiotici nei mangimi degli animali destinati all'alimentazione umana.
La conferma viene 'dall'esempio australiano'. Il Paese ha infatti introdotto una normativa che limita fortemente la quantità di antibiotici somministrati negli allevamenti, vietandone da tempo alcuni, come il fluoroquinolone in quelli di pollame. E gli effetti benefici si sono registrati nella popolazione. A certicare i risultati è uno studio pubblicato su Clinical Infectious Diseases.
Il problema della farmacoresistenza diviene sempre più rilevante, soprattutto nei Paesi altamente industrializzati. Per dare una dimensione del problema, i ricercatori australiani hanno verificato la resistenza a un batterio particolare: il Campylobacter jejuni, che provoca diarrea grave e che può provocare anche la morte. Ebbene, su 585 cittadini australiani positivi al batterio, solo il 2% è risultato resistente all'antibiotico ciprofloxacina, contro una media del 29% nelle altre nazioni 'occidentali'. ''Sono diverse le cause che possono portare alla farmacoresistenza, compreso un uso improprio o eccessivo degli antibiotici. Ma di certo - dicono gli scienziati dell'università nazionale australiana - l'uso degli antibiotici come il fluoroquinolone nei mangimi ha la sua rilevanza''. A confermare l'efficacia della 'strada australiana' anche alcuni esempi più vicini a casa nostra: la Norvegia che non ha mai consentito l'uso dell'antibiotico nei mangimi, e la Svezia che ne ha vietato la somministrazione dal 1986, fanno registrare una bassa percentuale di antibioticoresistenza al Campylobacter jejuni. (Adnkronos Salute)