Salvo Calì, segretario nazionale Cumi-Aiss (Confederazione Unitaria dei Medici Italiani - Associazione Italiana dei Medici Specialisti in formazione e Specialisti), presidente di Federazione Medici-Uil spiega il consenso nei confronti della Fondazione: ''Abbiamo difeso dal polverone delle polemiche l'obbligatorietà dell'iscrizione all'Onaosi. Nonostante ci fosse sembrata una forzatura sul piano della legittimità, ci hanno convinto le finalità e la storia che l'Istituto ha alle spalle, ma chiediamo modifiche sostanziali dello statuto a garanzia della massima trasparenza e partecipazione di tutti i nuovi soci''. ''Facciamo un esempio che possa chiarirci le idee – continua Calì - abbiamo analizzato il meccanismo di composizione del Consiglio di Amministrazione: prevede obbligatoriamente la presenza, tra gli altri, di tre rappresentanti designati dall'Ordine di Perugia (un veterinario, un farmacista, un medico), e uno ciascuno eletti rispettivamente dagli Ordini di Torino e di Ancona. Perché, allora, non uno di Palermo o di Bolzano o di Roma, viene da chiedersi? Lo statuto che impone questa prassi risponde a criteri vecchi e superati - aggiunge - che fanno dell'Onaosi un'anomalia: un ente privato la cui sopravvivenza dipende dal contributo obbligatorio dei medici, dei veterinari, e dei farmacisti, ma che si fonda su regole antiche non accettate da tutti. Questo vizio d'origine che da' più peso ad alcuni Ordini provinciali rispetto ad altri, porta, oltretutto, ad un'ulteriore conseguenza: una disomogenea allocazione delle risorse investite nel nostro Paese da parte dell'ente''. ''Finora la discussione su questa storica istituzione non ha avuto alcuno sbocco pratico, perché i toni troppo esasperati hanno preso il sopravvento. Invitiamo tutti - conclude Cali' - a una pausa di riflessione: così come non è vero che i camici bianchi sono unanimemente dei sostenitori dell'Onaosi, allo stesso modo non ha senso agitare inutili fantasmi sulla gestione delle risorse dell'ente. Una cosa però è certa, la democrazia è fatta di regole condivise: lo statuto e i meccanismi per la formazione del Cda possono essere il banco di prova per dimostrare l'unità dei medici e la trasparenza della Fondazione''. (Adnkronos Salute)