“Una scelta decisa e coerente verso un'università che sia sede primaria della ricerca e della trasmissione critica del sapere è quella che veda protagonista atenei in competizione tra loro all'interno di regole che premino la qualità e che richiede che siano stabiliti dei requisiti di accreditamento decisamente più rigorosi rispetto a quelli attuali, norme di accreditamento che lascino alle università un margine di scelta, risorse adeguate agli standard internazionali ed un'apertura all'apporto dei privati allo sviluppo della ricerca”. L’On Marco Pepe (FI) ha così presentato in Aula il testo di riordino dello Stato giuridico dei docenti universitari, approdato lunedì scorso a Montecitorio. L’On Pepe (FI), relatore ha preannunciato un iter difficile, malgrado la condivisa volontà parlamentare di arrivare ad una “profonda rivisitazione della disciplina concernente lo stato giuridico dei professori universitari e dei ricercatori”.Il mondo accademico – ha detto Pepe- ha molto atteso questo provvedimento, che dovrebbe dare vitalità ad un corpo docente invecchiato e paralizzato da regole rigide”. Pepe ha parlato di “provincializzazione delle nostre università” di “un proliferare dei corsi di laurea, senza alcun rapporto con le opportunità di mercato”. L'autonomia stabilita dalla Costituzione “è una risorsa preziosa- ha continuato- ma se non vi è competizione regolata fra le università diventa libertà di sprecare risorse, di istituire corsi di laurea inutili, di assumere docenti mediocri senza avere alcuna penalizzazione”. E sui ricercatori, l’On Pepe ha spiegato il senso di un emendamento già accolto dalla Commissione Cultura volto ad attribuire loro “almeno il titolo di professore ed a riservare ai ricercatori più bravi alcuni posti nei giudizi di idoneità a professore associato.
Io credo che questo sia l'unico modo possibile per sanare un lungo contenzioso fra il ricercatori e lo Stato e per ridurre la sperequazione fra opportunità e merito, che si è creata negli ultimi venti anni”. Il Ministro Letizia Moratti è intervenuto in Aula riconfermando la sua disponibilità a valutare positivamente eventuali emendamenti di modifica dell'articolo 2 nei seguenti punti: ricorso alla legge delega solo per la disciplina del reclutamento, disciplinando lo stato giuridico con legge ordinaria; conservazione della distinzione fra tempo pieno e tempo definito; assunzione subito dei professori ordinari associati ed eliminazione dello straordinariato; introduzione di una figura permanente dedicata alla ricerca a tempo indeterminato per i nuovi ricercatori che non superino l'idoneità a professore associato. Ma intanto varie organizzazioni sindacali dei docenti hanno proclamato uno sciopero nazionale per il 2 marzo a Roma, per ribadire le critiche ad un provvedimento che “mortifica l’università pubblica, precarizza la docenza e disconosce il ruolo dei ricercatori”.