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CORTE DEI CONTI: CARNI UE NON SICURE

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Per la Corte dei Conti il sistema di commercio intracomunitario delle carni è causa di evasione ed elusione fiscale, con pregiudizio per la salute pubblica in conseguenza di carni fittiziamente immesse come comunitarie e che potrebbero essere veicolo di malattie. Il quadro tracciato dalla Corte, che ha funzioni di controllo sulla gestione finanziaria dello Stato, si basa su un’indagine a campione e prende in considerazione il periodo gennaio-ottobre 2003. Sono state coinvolte varie amministrazioni dello stato deputate al controllo dell’immissione intracomunitaria di carni, fra cui il Ministero della Salute. Le informazioni inviate dagli Uffici Veterinari per gli Adempimenti Comunitari (UVAC) hanno permesso di evidenziare una serie di significative irregolarità soprattutto in termini di partite di animali provenienti dalla Comunità non rispondenti alla normativa vigente, ovvero di operatori comunitari che hanno effettuato scambio di merci senza provvedere alla prevista registrazione. Si legge nella relazione approvata il 20 luglio scorso ( Relazione concernente gli esiti dell'indagine condotta in materia di Rischi di evasione fiscale e di elusione dei controlli sanitari connessi alla commercializzazione delle carni ) : “L’indagine effettuata ha permesso a questa Corte di rilevare che la programmazione e la realizzazione dei controlli da parte della Agenzia delle Dogane, della Agenzia delle Entrate, del Ministero della Salute, del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e della Guardia di Finanza, ciascuno per gli ambiti di rispettiva competenza, pur rispettando il dettato normativo sotto l’aspetto formale e registrando risultati apprezzabili, non rispondono pienamente alla ratio delle norme stesse perche inficiate da precisi limiti strutturali ed organizzativi”. La conclusione è che “l’attuale contesto normativo ed operativo, impone, quindi, alle Amministrazioni, non solo di intensificare l’efficacia degli interventi stessi per accertare il puntuale rispetto degli adempimenti posti a carico degli operatori e l’incisività delle azioni repressive per contrastare le frodi, ma anche e soprattutto, di elaborare e congiuntamente analizzare i dati in proprio possesso, nonché i risultati dei controlli e delle verifiche, con riferimento alla provenienza, alla destinazione, alle procedure utilizzate, alla variazione dei volumi trattati, agli investimenti di risorse finanziarie e tecnologiche, ai sistemi di pagamento, al personale regolarmente assunto”. L’opportunità di effettuare tale indagine è scaturita dalla considerazione che, “nell’ambito del commercio intracomunitario, un elemento di particolare criticità deriva, per alcune tipologie di merci, dalla abolizione dei controlli alle frontiere interne a seguito dell’attuazione nel 1993 del mercato unico e della conseguente verifica “a posteriori”, meramente cartolare, della veridicità e correttezza delle transazioni tra operatori residenti negli Stati membri. Uno dei settori maggiormente a rischio è quello del commercio delle carni e del bestiame vivo in quanto, dato il rilevante volume dell’interscambio ed il cospicuo ammontare dei connessi importi monetari, le irregolarità nella movimentazione di tali prodotti si traducono in una significativa perdita di entrate sia per l’erario nazionale che per il bilancio comunitario, di cui l’I.V.A. costituisce la quota più consistente di risorse proprie”.