“Il testo non è chiuso in un cassetto. Anzi è sempre sul mio tavolo. Ma la situazione è spinosa poiché ci sono difficoltà politico-istituzionali. Da ultimo in occasione del convegno degli ordini di Napoli ( manifestazione del CUP di domenica 9 maggio ndr), il confronto si è caricato di motivi elettorali che hanno caricato il dibattito sopra le righe”. Intervistato oggi dal Sole 24 ore il Ministro della Giustizia Roberto Castelli risponde alle accuse di chi lo ritiene responsabile di aver affossato la riforma Vietti a vantaggio delle proposte avanzate dalle professioni senza Albo. Tuttavia, per il Ministro il testo messo a punto dal suo sottosegretario non è perfetto: “ Qualcuno mi ha accusato di essere l’assassino. Al contrario il testo aveva bisogno di numerose messe a punto. Usando una metafora posso dire di averlo portato in rianimazione per cercare di renderlo sano e forte. Il progetto Vietti non tiene conto del nuovo articolo 117 della Costituzione che considera le professioni materia di competenza concorrente fra Stato e Regioni aprendo una novità fondamentale”. Sullo scontro fra le professioni ordinate e quelle senz’albo il Ministro risponde ambiguo: ”ricordo quanto espresso nel programma della Casa della Libertà: “gli ordini professionali vanno tutelati ma non ne devono essere istituiti di nuovi. E ancora: “va garantita la libertà professionale”. Da parte mia sto cercando di tener fede al programma che per noi è un contratto con gli italiani”.
Non chiare nemmeno le posizioni sulla necessità di tariffari minimi e sulla deregulation invocata dalla Commissione UE: “Credo che le tariffe siano un elemento essenziale per gli Ordini, i quali attraverso la codifica di diritti e doveri garantiscono standard professionali là dove ci sono interessi anche di natura costituzionale.Come ingegnere se svolgo una prestazione riservata sono vincolato alla tariffa. ma esercitando come tecnico competente in acustica, in base alla legge 447/95 per cui non occorre l’iscrizione all’Albo ma un determinato percorso formativo, non sono legato ai corrispettivi minimi. In questo caso però occorrerà decidere se lasciare spazio al mercato selvaggio o se sollecitare le associazioni a fissare valori indicativi”. E allora: sì al modello ordinistico italiano? “Non possiamo imbrigliare le professioni in una camicia di forza- dice Castelli- : sarebbe inutile oltre che dannoso.Gli ordini devono fare esercizio di realismo e riconoscere che il mondo è cambiato”.
Vuol dire ad esempio via libera alla pubblicità? “Non mi sembra dignitoso vedere su un giornale la pubblicità di un medico”- risponde Castelli, aggiungendo: " l'immagine si crea con la capacità e la deontologia". ( fonte: Il Sole 24 Ore – Professionisti, 25/05/2004)