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HELICOBACTER: COSA C’ENTRA IL GATTO?

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“L'helicobatteriosi – afferma Tommaso Furlanello, Med Vet e Presidente SIMEF - è una malattia dello stomaco causata al 99,75% da un batterio, l'Helicobacter pylori, che puo' causare gastriti croniche, ulcere peptiche e più raramente neoplasie gastriche. Anche il gatto e il cane possono ospitare degli Helicobacter, però differenti da quello che colpisce l'essere umano. Anche se in condizioni sperimentali si puo' contagiare un gatto con la forma propria dell'uomo, questo non è mai stato riscontrato fuori da un laboratorio. Si può concludere, allo stato delle attuali conoscenze, che il cane e il gatto, ma anche altri mammiferi, come il maiale, pur essendo a volte infetti da specifici Helicobacter, non possono contagiare l'uomo (anche se e teoricamente possibile che un uomo infetti un gatto !) Al contrario, l'infezione e' talmente comune negli esseri umani che la diffusione e' assicurata senza la necessita' degli animali. Lasciamo quindi i medici veterinari a studiare cani e gatti, per cercare di capire se gli Helicobacter che sono presenti negli animali, possono a loro causare qualche danno, come negli esseri umani, oppure sono dei pacifici conviventi. Per completezza si deve infine riferire che esiste anche un Helicobacter comune ad uomo e suino, ma che è presente solo nello 0,25% dei pazienti “. Anche per il collega Oscar Grazioli - Medico Veterinario - la notizia è stata data con tono un po’ esagerato in quanto mi risulta, essendo a contatto anche con medici umani che si occupano di questa patologia da molti anni e a livello mondiale, che la relazione tra la patologia ulcerosa e varie specie di helicobacter mostri ancora dei lati oscuri. Allo stesso tempo – continua oscar Grazioli - mi pare esagerato affermare che questa patologia sia talmente estesa, almeno nel cane e nel gatto, perché le volte che personalmente ho ricercato l’helicobacter con metodiche analoghe a quelle utilizzate dagli ospedalieri, non l’ho mai trovato. Pur con la cautela del caso, in quanto parrebbe che ci sia la reale possibilità di un contagio interspecifico, non è giustificato un allarme di questo tipo”.