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LOMBARDIA

L'area unica della 'produzione primaria' preoccupa i Sindaci

L'area unica della 'produzione primaria' preoccupa i Sindaci
Con il nuovo distretto di Leno (Brescia), sindaci e allevatori paventano un depotenziamento delle attività veterinarie.

Il distretto veterinario di Leno conta 20 Comuni e 5,4 milioni di capi allevati, fra polli, maiali e bovini. La nuova area unica della “produzione primaria” (da tre direttori si scende a uno) dovrà farsi carico del controllo degli alimenti di origine animale (ex settore B), mangimifici, caseifici e benessere animale (ex settore C) e sanità animale (ex settore A). Ora i sindaci della Bassa bresciana temono un calo dell’attività di vigilanza e ispezione dei veterinari. Ad esternare la preoccupazione alla stampa sono stati i Sindaci  di alcuni Comuni (Pavone Mella, San Paolo, Pralboino, Mairano, Quinzano e Leno) chiedendo pari trattamenti con le altre province:  nel bresciano (Valcamonica esclusa) ci sono 8.200 allevamenti e 4 distretti, mentre nell’Ats della Val padana (Cremona- Mantova) i distretti sono 7 con 7.400 allevamenti.

Gli stessi amministratori, insieme ad altri 23, a ottobre avevano scritto alla Regione chiedendo una modifica del piano, che aveva accorpato Leno al distretto di Brescia: la lettera aveva sortito l’effetto, portando alla creazione del distretto autonomo di Leno. Che però potrebbe risultare “depotenziato”, questo è il timore dei sindaci.

Gli allevatori condividono le preoccupazioni.  “L’attività dei veterinari Ats costituisce una garanzia fondamentale per tutta la filiera” ha dichiarato al Corriere della Sera Gabriele Trebeschi, direttore dell’Unione agricoltori di Brescia (Upa) i controlli negli allevamenti e nei macelli sono uno dei presupposti di quella “qualità di carne e formaggi” che oggi è sempre più richiesta dai consumatori. Ecco perché sono gli stessi allevatori a volere i controlli dell’Ats: la consulenza dei veterinari serve a non incorrere in errori.