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EQUO COMPENSO

DDL Sacconi: aprire il testo alle professioni non regolamentate

DDL Sacconi: aprire il testo alle professioni non regolamentate
L'equo compenso fa discutere dentro e fuori il Senato. Sacconi e Parente concordi nel coinvolgere anche le professioni non regolamentate.

Il senatore Maurizio Sacconi, autore del DDl sull'equo compenso e presidente della Commissione Lavoro del Senato ha fissato un ciclo di audizioni, aperto ieri dal Cup.
Sul provvedimento, si registrano i commenti favorevoli di Cup e Adepp e considerazioni di segno critico invece da parte di di Confprofessioni.

Il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha consegnato alle pagine del Sole 24 Ore un primo commento: "l’equo compenso - ha dichiarato- non è la panacea di tutti i mali dei professionisti". Quanto alle osservazioni e alle "pressioni" che accompagnano i primi passi dell'equo compenso in Parlamento, esse "denotano una non sufficiente conoscenza della realtà professionale"; secondo il Presidente di Confprofessioni, il dibattito sull'equo compenso "rischia di essere la cifra dell'involuzione strategica del sistema professionale", mentre "dovrebbe piuttosto esprimere un modello di sviluppo che sia in grado di intercettare nuove competenze", insieme a " forme alternative di tutela che possano bilanciare gli squilibri economici delle fasce meno protette".
Per Stella sarebbe "strategico ricorrere a strumenti di “retribuzione figurativa” attraverso lo sviluppo di servizi e prestazioni garantiti, per esempio, dalla contrattazione collettiva e dagli strumenti della bilateralità che fanno capo a Confprofessioni, e che devono essere estesi a tutte le componenti del lavoro autonomo professionale, sulla linea di quanto tracciato dal ministero del Lavoro in materia di politiche attive".

Non solo le professioni ordinistiche- La relatrice del disegno di legge, sen Annamaria Parente ritiene "necessario aprire un confronto, nel corso della discussione, anche sulle professioni non ordinistiche, per le quali non esistono parametri di determinazione dei compensi". Un'apertura sulla quale ha concordato lo stesso Presidente Sacconi,
proponendo di "conferire particolare forza giuridica a negoziazioni collettive fra professionisti non ordinistici, come avvenuto  per gli agenti di commercio e i giornalisti".

Consultare utenti e imprese- Il senatore giuslavorista Pietro Ichino ricorda invece i compiti di rappresentanza e tutela svolti dai consigli degli ordini professionali e ritiene "opportuno che in caso di fissazione di tariffe professionali in sede ministeriale debbano essere consultate le associazioni rappresentative degli utenti e delle imprese. Paventa che la fissazione generale di tariffe minime possa introdurre elementi di distorsione della concorrenza. Evidenzia la specificità di alcune attività professionali per le quali non è possibile quantificare a priori l'entità del compenso.

Il dibattito sulle tariffe- Durante la discussione in Commissione Lavoro, Sacconi ha precisato che in materia di tariffe professionali, l'Unione europea "fa ampio rinvio alla normativa  degli Stati membri". Il senatore ha inoltre riferito di "gare pubbliche di servizi a fronte di compensi irrisori, che violano gli stessi principi costituzionali in materia di retribuzione. La relatrice Parente  ha evidenziato la necessità di attenersi alla normativa europea che "vieta accordi e pratiche che pregiudichino il commercio tra gli Stati membri e restringano il gioco della concorrenza", ma anche alle pronunce della Corte di giustizia dell'Unione europea e della Corte di Cassazione, "che stabiliscono la legittimità di minimi tariffari inderogabili soprattutto per i liberi professionisti ordinistici".