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REGIONE EUROPEA

Biosicurezza, indagine OIE: il 50% dei Paesi non ha finanziamenti

Biosicurezza, indagine OIE: il 50% dei Paesi non ha finanziamenti
Legislazione e piani nazionali appropriati nel 90% Paesi coinvolti nell'indagine dell'OIE. Ma la metà non ha fondi dedicati alla biosicurezza.

Investire nella biosicurezza: è il passo decisivo per sostenere l'impegno dei vari Paesi ad evitare l'introduzione e la diffusione di agenti patogeni nelle popolazioni animali. Lo sostiene l'OIE che ha presentato i risultati di una indagine condotta  tra i Paesi della Regione Europa (53 in totale, di cui 39 hanno partecipato al survey), sull'applicazione della biosicurezza nei vari sistemi di produzione.

I risultati dell'indagine - presentati nel corso della conferenza di Tiblisi (Georgia)-  mostrano che "la stragrande maggioranza dei Paesi ha legislazioni nazionali appropriate (94,87%) e ha messo in atto  piani di azione (92,31%). Tuttavia, solo la metà ha riferito che il proprio Paese disponeva anche di fondi nazionali per sostenere l'attuazione di misure di biosicurezza o buone pratiche agricole (53,85%).

Inoltre - sebbene l'attuazione dei piani di biosicurezza si verifichi più frequentemente nei sistemi di produzione di pollame e suini commerciali in Europa - l'indagine ha evidenziato anche la necessità di migliorare la biosicurezza negli allevamenti rurali e non commerciali, che possono svolgere un ruolo nella diffusione delle malattie.

L'OIE sottolinea l'importanza di "investire in formazione e sensibilizzazione di tutte le parti interessate". Si tratta di "una responsabilità chiave delle autorità nazionali per modificare i comportamenti e migliorare l'efficacia dei programmi di controllo della malattia.

Le malattie degli animali sono tra i fattori limitanti più significativi nelle produzioni animali. Il loro impatto può variare da una ridotta produttività e all'accesso limitato al mercato con pesanti conseguenze economiche. In alcuni casi, possono anche minacciare la salute umana.
Ridurre il rischio è possibile e  la Veterinaria ha un ruolo chiave nel garantire l'adozione di misure di biosicurezza appropriate. Ma sono coinvolte anche "numerose parti interessate come cacciatori, agricoltori e trasportatori".

Considerando le attuali sfide per la salute degli animali, "tutti i paesi devono essere vigili"- osserva l'OIE. Lo dimostrano i recenti casi di peste suina africana segnalati in diversi paesi europei ( recentemente sono stati segnalati casi anche  in Cina con conseguenze devastanti). Lo scenario "è impegnativo"- avverte l'OIE-  e, in assenza di un vaccino efficace, l'implementazione delle misure di biosicurezza raccomandate dall'OIE negli allevamenti e in tutti i punti di ingresso dei paesi è essenziale, insieme ad altre misure come la sorveglianza e la diagnosi precoce.

E con l'avvicinarsi della stagione invernale, anche l'influenza aviaria costituisce "una fonte di preoccupazione". Oltre al ruolo giocato dagli  uccelli selvatici, l'Organizzazione Mondiale della Sanità Animale avverte che senza l'adozione di misure di biosicurezza appropriate"  altri fattori di trasmissione potrebbero rivelarsi altrettanto importanti.