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IVA E REDDITOMETRO

Anche gli animalisti contro il Fisco sulle cure veterinarie

Anche gli animalisti contro il Fisco sulle cure veterinarie
Con una lettera al Presidente Monti, al Ministro Balduzzi e al Sottosegretario Cardinale anche gli animalisti contestano il redditometro, detrazioni insufficienti e l'IVA al 21%.
Le associazioni Enpa, Lav, Leidaa, Lega nazionale difesa del Cane e Oipa sottolineano in un comunicato diffuso oggi come tali spese non possono e non debbano essere specchio di agiatezza: gli animali, come riconosciuto dal Trattato di Lisbona dell'Unione europea e dal Codice Deontologico dei Medici Veterinari, sono esseri senzienti, non beni di lusso e come tali hanno il diritto alla tutela del loro benessere e della loro salute, garanzie queste che devono essere assicurate tanto più in una fase così delicata per l'economia di molte famiglie.
L'inclusione delle spese veterinarie tra gli indici di ricchezza ha trovato il disappunto non solo degli animalisti e di numerosissimi cittadini che convivono con cani e gatti, ma anche quella del mondo della politica e della veterinaria.

"Garantire cure veterinarie e interventi di prevenzione quali vaccinazioni e sterilizzazione, costa spesso grande fatica. Assicurare ciò non è né può certamente essere sintomo di ricchezza, bensì di attenzione, civiltà, e, come nel caso della sterilizzazione anche di scelta consapevole e volontà di dare un contributo concreto alla lotta al randagismo, contributo che peraltro fa risparmiare molto alla collettività."
Da tener ben presente anche come in Italia i milioni di persone che vivono con un animale domestico, siano già gravate da una misura estremamente penalizzante: l'aliquota Iva più alta sulla salute degli animali (dal 20 al 21%); e sui loro alimenti (dal 20 al 21%), aliquota che può essere foriera di rischio di abbandono e di rinuncia alla proprietà come dimostrano i conferimenti in canile a causa delle difficoltà economiche di tante famiglie, fenomeno quest'ultimo in sensibile aumento.

Le associazioni concordano su come in luogo di utilizzare le spese veterinarie quali indici di ricchezza, sia necessario invece introdurre importanti misure per il benessere animale e il contrasto del randagismo quali l'aumento della soglia di detraibilità delle spese veterinarie rendendola totale per chi adotta un animale abbandonato e la riduzione dell'IVA sul cibo per animali e sulle cure veterinarie al 10% per chi ha adottato animali o non li tiene per scopo di lucro.

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