Da tempo il Parlamento Europeo fa notare alla Commissione che gli animali da compagnia sono esclusi dall'Animal Welfare Strategy. Ora Strasburgo approva una risoluzione tutta per loro: definire un quadro giuridico europeo anche per combattere il randagismo. In Europa gli animali da compagnia sono più di 100 milioni. Randagismo più grave al Sud-Est.
Il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione sulla definizione di un quadro giuridico dell'UE per la protezione degli animali domestici e degli animali randagi.
Non esiste una legislazione dell'UE in materia di protezione degli animali da compagnia e degli animali randagi, benché si stimi che gli animali da compagnia nell'UE siano oltre 100 milioni. Questo il punto di partenza del Parlamento Europeo che a luglio ha votato una risoluzione già definita "storica".
Il testo approvato il 4 luglio, disponibile on line, invita la Commissione a proporre un quadro giuridico comunitario, considerando che "l'Unione europea e gli Stati membri tengono pienamente conto dell'esigenza in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti" e che "gli animali da compagnia e gli animali randagi sono vittime di maltrattamenti e crudeltà in molti Stati membri e che gli autori delle petizioni si riferiscono soprattutto agli Stati membri dell'Europa meridionale e orientale".
Questi gli aspetti che dovrebbero rientrare nella regolamentazione comunitaria:
– norme per l'identificazione e la registrazione degli animali,
– strategie di gestione degli animali randagi, tra cui programmi di vaccinazione e di castrazione,
– misure di promozione della proprietà responsabile,
– divieto di canili e rifugi non autorizzati,
– divieto di uccidere animali randagi senza indicazione medica,
– programmi scolastici di informazione e di istruzione sul benessere degli animali,
– severe sanzioni nei confronti di qualunque Stato membro che non ottemperi alle norme;
La Convenzione europea sugli animali da compagnia non è ancora stata ratificata da tutti gli Stati membri – osservano gli Eurodeputati, che invitano gli Stati membri che ancora non avessero provveduto a ratificarla e a trasporne le disposizioni nei sistemi giuridici nazionali.
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