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EDITORIALE DELLA SETTIMANA

Insieme conviene

Insieme conviene
La bibliografia italiana è scarsa di numeri o di statistiche che illustrino l'interesse dei professionisti veterinari a confrontarsi con colleghi.
Vale per quelli del proprio paese o con quelli europei e (men che meno) con professionisti di continenti diversi. Il confronto però diventa sempre più indispensabile, mano a mano che le professioni si globalizzano, accrescendo l'indice di interesse e di apertura a nuove esperienze.

Lo afferma un interessante commento che mi è stato mostrato ultimamente, scritto da un ricercatore inglese, Paul Boyle ( Nature, 158, 501, Sept.2013). Costui ha messo a confronto il mondo degli accademici e degli scienziati europei con quelli di altri continenti, in particolare USA. Nella sua ricerca, ricca di citazioni, esempi e statistiche l'esperto dimostra quando miope sia la politica della ricerca (e dei ricercatori) nel nostro continente comparata con quella americana, sicuramente riconosciuta come la più avanzata in termini di curiosità, apertura e foriera di opportunità professionali.
In termini di mobilità, ad esempio, i ricercatori statunitensi si muovono più del doppio, talvolta il triplo, rispetto ai nostri. Idem per quanto riguarda le collaborazioni tra professionisti della scienza: stesse percentuali!

Cosa c'entra tutto questo con la professione? C'entra eccome, perché anche la nostra professione si rispecchia in questo schema. Pochi i professionisti che si aggregano, collaborando tra loro, ancora pochi quelli che investono in conoscenza, frequentando, partecipando e portando nuove esperienze, dentro ma soprattutto fuori dal nostro Paese. Non mancano ovviamente le eccezioni: per alcuni, in alcune branche della medicina veterinaria, come quella degli animali d'affezione o di sport, questa regole vale di meno: sono sicuramente attivi, conosciuti all'estero o che hanno aperto la struttura "a rete" con altre organizzazioni dello stesso ramo. Alcuni hanno intrapreso la medicina di gruppo o l'aggregazione di strutture o l'appartenenza a gruppi di professionisti; stiamo però parlando di eccezioni o di percentuali basse, inferiori a poche se non pochissime decine percentuali!

Siamo un continente vecchio? Forse sì, ma qualcosa si deve fare per invertire la rotta

Opportunità di finanziamento sono sempre state poche nel nostro Paese. Ora sono diventate sicuramente rare. Ma è auspicabile invece che riparta l'iniziativa del singolo, l'entusiasmo nella professione, nell'aggregazione associativa, per trovare insieme quelle opportunità di crescita che i giovani colleghi, che hanno raggiunto la quota del 40% di disoccupazione o di sottoccupazione, non devono lasciarsi sfuggire; la sfida quindi è cambiare la professione, mirando al confronto ed alla collaborazione.

Possono sembrare solo parole, ma i fatti ci sono. Basta cercarli.

Giancarlo Belluzzi, Vice Presidente ANMVI