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SUINICOLTURA

La PSA modificherà il mercato delle carni suine

La PSA modificherà il mercato delle carni suine
Per difendere la suincoltura dalla Peste Suina Africana ci sono due leve: la biosicurezza in allevamento e le recinzioni. La prima va potenziata. Le seconde hanno un effetto "prevalentemente passivo”.


La Peste Suina Africana (PSA) ha avuto un impatto "enorme" sulla domanda mondiale di proteine. Lo afferma Romano Marabelli -Advisor della Direttrice generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE)- "soprattutto nella prima fase quando la malattia è esplosa in Cina causando l’abbattimento di centinaia di milioni di suini. Ma devo dire anche successivamente, quando la PSA ha fatto la sua comparsa in Europa. Un impatto che ha avuto pesanti ricadute economiche anche sull’export, come sta avvenendo in questi mesi anche in Italia con il blocco alle importazioni di prodotti di origine suina da parte di alcuni Stati extraeuropei. È quindi evidente che stiamo assistendo a una situazione che ha modificato, sta modificando e modificherà il mercato mondiale delle carni suine”.

La PSA è entrata prepotentemente in scena anche nel nostro Paese all’inizio di quest’anno. A questa emergenza, EV Edizioni Veterinarie dedicherà un convegno il 20 aprile 2022 nella sede cremonese di Palazzo Trecchi, dal titolo Emergenza PSA: un presente da gestire un futuro da difendere.

“Il comparto sta affrontando una sfida molto impegnativa che finora si è dimostrata difficile e complicata soprattutto a causa della grande variabilità del virus – afferma Marabelli – Ciononostante, dobbiamo essere fiduciosi perché i progressi della scienza, da sempre, dimostrano che i risultati attesi possono arrivare. Nel frattempo però, dobbiamo impegnarci al massimo per contenere la malattia adottando con il massimo rigore la biosicurezza in allevamento, unico elemento che allo stato va sviluppato e potenziato, senza in ogni caso tralasciare il tema delle recinzioni che a mio giudizio però possono avere un effetto prevalentemente passivo”.

“In questi ultimi trent’anni i suinicoltori italiani hanno vissuto una grande evoluzione professionale che ha valorizzato le loro aziende. Si è trattato di un miglioramento che ha investito tutti i settori zootecnici e che se da una parte ha favorito una concentrazione di alcune realtà imprenditoriali, dall’altra le ha spinte verso una maggiore specializzazione. L’auspicio è che questa progressiva evoluzione possa essere accompagnata dai veterinari, esattamente come richiede la normativa europea. Si tratta di un percorso molto importante che come ho già avuto modo di ribadire determinerà un nuovo inizio per il mondo allevatoriale al quale, in un contesto normativo europeo, verrà affidato un ruolo di maggiore responsabilità che dovrà superare la contrapposizione da sempre esistente tra soggetto controllore e soggetto controllato".

"Nessuno meglio di un veterinario può supportare l’allevatore in questo nuovo percorso. Oggi, sia in Italia che in Europa, stiamo registrando una crescente richiesta di medici veterinari orientati a svolgere la loro attività negli allevamenti zootecnici all’interno di un percorso che preveda anche lo sviluppo di allevamenti sempre più sostenibili, perché benessere e sostenibilità, non solo ambientale ma anche economica e sociale, rappresentano i cardini di un modo virtuoso di produrre proteine animali. Per l’allevatore e il veterinario una sfida e un’occasione di crescita imprescindibili”- conclude Marabelli.