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DIP.TO VETERINARIA (UNITO)

Covid-19, studio per dimostrare estraneità di cani e gatti

Covid-19, studio per dimostrare estraneità di cani e gatti
Dimostrare quel che si sa: che Covid-19 per l'uomo è una pandemia, mentre per cani e gatti  è "trascurabile". E l'obiettivo del Dipartimento di Scienze Veterinarie di Torino.


L'aveva anticipato ai Colleghi  durante il Question Time Covid-19 e Medicina Veterinaria. Adesso Sergio Rosati - Ordinario di Malattie infettive del Dipartimento di Scienze veterinarie di Torino-  quello studio l'ha effettivamente intrapreso.

L'obiettivo è di validare con metodo scientifico le conoscenze attuali sul virus SARS CoV-2 in relazione agli animali da compagnia. Quali? Lo spiega direttamente il Professor Rosati al quotidiano La Stampa: "Gli animali in questo momento possono avere due ruoli: uno è quello del trasportatore passivo, come potrebbe essere un oggetto inanimato. Pensiamo alla ciabatta o al cellulare che possono essere veicolo di trasmissione. L'altro ruolo è quello di animale che si contamina con il virus a basso titolo e, anche in questo caso, il ruolo epidemiologico che può giocare in questa fase dell'epidemia è trascurabile».

Il metodo e l'obiettivo- «Lo studio che stiamo conducendo mira a capire se c'è un movimento anticorpale nei cani e gatti che sono stati a contatto con persone positive Covid-19. Se questo non verrà riscontrato, così come onestamente ci aspettiamo, allora vuol dire che se l'animale è venuto a contatto con delle dosi infettanti allora l'infezione che ha subito è talmente blanda da non aver neanche coinvolto il sistema immunitario. E questo avvalorerebbe l'ipotesi che non giocano alcun ruolo attivo nella trasmissione. Però questo tipo di affermazione deve essere confermata dai numeri. Ossia dopo aver testato un adeguato numero di animali"- spiega il docente.

Collabora con il professor Rosati la dott.ssa Barbara Colitti - Borsista di ricerca presso lo stesso dipartimento. "Per condurre questo studio abbiamo bisogno di raccogliere il siero di cani e gatti che abbiano vissuto con persone positive al Covid-19- spiega Rosati- Per questo chiediamo la collaborazione di veterinari e laboratori diagnostici che raccolgano questi campioni per poterli analizzare".

Il cane di Hong Kong e il gatto di Liegi-  Il cane di Hong Kong, risultato contaminato dal virus SARS CoV-2 alla fine di febbraio,"è entrato a contatto con cariche infettanti, ma non è detto che si sia infettato"- dichiara il Professor Rosati. Il tampone "è rimasto positivo per qualche giorno e, in realtà, un numero di giorni che tenderebbe a escludere una contaminazione passiva però al quale non è seguita la sieroconversione, ossia la risposta del sistema immunitario all'infezione. Quando un animale rimane sieronegativo, ossia non sieroconverte, cioè non produce anticorpi, vuol dire che il virus non è neanche riuscito a interessare il sistema immunitario. Vuol dire che si è replicato talmente poco che il sistema immunitario non se ne è neanche accorto".

"Il fatto che il cane sia rimasto sieronegativo fa pensare che se c'è stata una replicazione questa sia avvenuta su pochissime cellule della mucosa del naso, che il virus fa fatica a passare da un ospite all'altro e che la quantità di virus che viene prodotta da queste poche cellule che si sono infettate è trascurabile. Tutto fa pensare che negli animali vi sia una contaminazione con una lieve, forse, capacità replicativa ma non in grado di utilizzare il cane o il gatto come una specie alternativa alla trasmissione".

Quanto al gatto contaminato in Belgio, "è un caso che l'OIE non ha notificato. Quindi non sappiamo praticamente nulla", afferma.

Trasportatori passivi- «La situazione attuale vede certamente decine di migliaia di animali che sono a contatto con persone positive al Covid-19, ma il fatto che le notizie sugli animali contaminati siano del tutto trascurabili fa pensare che i quattrozampe non siano un problema, che non giochino un ruolo importante. Come trasportatori passivi giocano il ruolo di qualsiasi sostanza inanimata: dalla ciabatta al cellulare, alle altre cose che tocchiamo. E nulla di più di tutto questo»- conclude Rosati.

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