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BIOETICA

La relazione uomo-animale nel fine vita del proprietario

La relazione uomo-animale nel fine vita del proprietario
La presenza di un animale in casa è spesso fonte di interrogativi sul destino dell'animale che sopravvivrà al suo proprietario, specie se questi vive da solo.

Il Comitato sammarinese di bioetica ha pubblicato un documento sul fine vita della persona che dedica un capitolo alla relazione e al destino del proprio animale da compagnia.
Il testo intitolato Processo decisionale nella presa in cura della persona malata nel fine vita è un documento innovativo- che si è avvalso anche di studi di bioetica clinica veterinaria- e che rappresenta, ad oggi, l'unico esempio di gestione del pet dopo la morte del proprietario. Il documento parte dall'assunto "che sia legittimo avere degli animali in ogni fase della propria vita".

"E’ possibile che il proprietario di un animale desideri che gli effetti della relazione si prolunghino oltre la sua esistenza- spiega il documento. Provvedere a indicazioni circa il futuro dell’animale e il suo benessere è una maniera per continuare la relazione oltre la vita oltre a essere semplicemente il superamento di una preoccupazione.
Numerose le implicazioni del caso. Ad esempio, per il Comitato sammarinese nessun vincolo andrebbe posto al proseguimento della relazione anche a seguito del trasferimento in strutture residenziali quali gli Hospice.

Altri aspetti riguardano i lasciti di denaro destinati all’accudimento del pet che , spesso frettolosamente imputati ad eccentricità, che rivelano invece la preoccupazione per la sorte degli animali da parte di chi ha la responsabilità nei confronti di questi.

Infine, il documento recupera alcuni spunti affrontati dall'ANMVI durante un seminario sulla bioetica clinica veterinaria condotto da Pasqualino Santori-  e considera "opportuna la nascita di una figura professionale che sappia aiutare il proprietario/responsabile a compiere scelte complesse riguardo ai trattamenti medici e di genere di vita dell’animale in rapporto alle diverse visioni etiche personali". Il caso delle espressioni di volontà in veterinaria - conclude il Comitato- sembra richiedere in modo specifico la figura del bioeticista clinico veterinario al fine di dimensionare l'impegno di risorse tra le scelte etiche umane e i reali interessi animali in rapporto a concrete prevedibili necessità future".

Documento integrale disponibile qui.