L’IZSVe ha realizzato un progetto di ricerca per isolare batteriocine, sostanze prodotte da batteri lattici commensali, che potrebbero essere un’alternativa agli antibiotici.
I dati raccolti hanno evidenziato la capacità di riduzione dell’eliminazione fecale di Campylobacter da parte di animali se trattati con soluzioni di batteriocine prodotte da alcuni ceppi di
Enterococcus faecium. La ricerca pubblicata oggi dall'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, è stata finanziata dal Ministero della Salute con l’obiettivo di isolare le batteriocine prodotte da batteri lattici commensali e valutare la loro efficacia nell’inibizione di
Salmonella spp e
Campylobater jejuni.
Le attività svolte hanno portato all’identificazione di 40 ceppi di
Lactobacillus salivarius e 24 ceppi di
Enterococcus faecium con potere inibente nei confronti di
Salmonella spp. e
Campylobater jejuni. Tra questi 19 ceppi di
Enterococcus faecium e 15 ceppi di
Lactobacillus salivarius sono risultati positivi per i geni codificanti batteriocine.
I dati relativi alle infezioni sperimentali hanno evidenziato la capacità di riduzione dell’eliminazione fecale di Campylobacter da parte degli animali se trattati con soluzioni di batteriocine prodotte da uno dei ceppi di
Enterococcus faecium positivi. Tali soluzioni non si sono invece rivelate altrettanto efficaci per ridurre l’eliminazione di Salmonella.
I risultati raggiunti sono promettenti e suggeriscono di eseguire ulteriori prove
in vitro a partire da batteriocine ottenute dal ceppo di
Enterococcus identificato. L’obiettivo è verificare se l’effetto positivo sulla colonizzazione da parte di
Campylobactyer nei polli permanga anche in condizioni di allevamento commerciale. Dopo aver valutato questa ipotesi sarà possibile confermare se l’impiego di batteriocine può trovare applicazione nell’ambito del controllo di
Campylobacter nella filiera avicola.
I Campylobacter termotolleranti (Campylobacter jejuni, Campylobacter coli) sono i batteri che costituiscono la causa più frequente di infezioni gastrointestinali nei Paesi sviluppati. Nel 2015 nell’Unione Europea sono stati riportati 229.213 casi umani confermati di campilobatteriosi.
Gli alimenti di origine animale, in particolare la carne di pollo, sono tra i veicoli principali di questi patogeni, a causa di infezioni e contaminazioni che si possono verificare durante o dopo la lavorazione.
Molti studi sono stati condotti con l’obiettivo di identificare misure di controllo efficaci per ridurre la prevalenza e la colonizzazione di Campylobacter negli allevamenti di polli da carne. Ad oggi però le misure sviluppate non sono ancora adeguate per essere applicate nelle realtà produttive degli allevamenti industriali.
Il progetto di ricerca è stato svolto in collaborazione con il Dipartimento di Scienze degli alimenti dell’Università di Bologna, la Facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Bari e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia.
Batteriocine, un’alternativa agli antibiotici per contrastare il Campylobacter negli allevamenti avicoli?