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FAUNA SELVATICA

Martina: chiesti aiuti europei per risarcire da predazioni

Martina: chiesti aiuti europei per risarcire da predazioni
Troppi cinghiali. Il Ministro delle Politiche Agricole: tavolo tecnico per rivedere la legge sulla caccia. Chiesti aiuti europei. Il Il problema dei crescenti danni all'agricoltura causati dalla fauna selvatica e in particolar modo dai cinghiali, è stato al centro della risposta data dal Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina al Deputato Matteo Bragantini che aveva proposto una interrogazione.

Il Ministro ha preliminarmente ricordato di avere individuato un gruppo di lavoro con il compito di esaminare le principali criticità della legge n. 157 del 1992. "Il gruppo di lavoro, costituito da funzionari rappresentanti dei ministeri competenti, ha concordato, con l'ausilio tecnico- scientifico dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), una proposta per emendare la suddetta legge sulla caccia in relazione alla gestione venatoria degli ungulati selvatici e del cinghiale nonché ai periodi e alle modalità di prelievo in selezione. La proposta - ha aggiunto Martina- è all'attenzione delle regioni in sede tecnica. La proposta, una volta definita, dovrà quindi essere sottoposta alla valutazione politica".

Per quanto riguarda la possibilità di applicare misure finanziarie compensative dei danni causati agli agricoltori dalla fauna selvatica, nell'ambito del regolamento per lo sviluppo rurale, "tale tipologia di intervento non è prevista". Tuttavia il Ministro ha aggiunto che "nell'ambito delle trattative sulla riforma degli orientamenti sugli aiuti di Stato in agricoltura, la Commissione europea ha, recentemente, mostrato un'apertura verso la possibilità che gli Stati membri concedano aiuti volti a compensare i danni subiti da fauna selvatica protetta".

Martina ha quindi segnalato che "la delegazione italiana ha chiesto che questa tipologia di aiuti venga consentita in relazione ai danni causati da tutta la fauna selvatica e non soltanto dalla fauna selvatica protetta.
Il negoziato è tuttora aperto e dovrebbe chiudersi nei primi sei mesi dell'anno in corso con esito che auspichiamo più che positivo su questa problematica e sulle altre questioni aperte per sostenere il settore agricolo italiano".

Nelle aree protette la vigente normativa impedisce la cattura, l'uccisione, il danneggiamento, il disturbo delle specie animali all'interno dei parchi rimettendo ai loro regolamenti la disciplina di eventuali prelievi faunistici e abbattimenti selettivi. A parere dell'interrogante, è opportuno superare questo ostacolo prevedendo l'abbattimento dei cinghiali anche in queste aree protette al fine di arginare i danni causati sia alle colture presenti all'interno dei parchi stessi che alle abitazioni dei residenti nelle zone limitrofe.

"Cacciatori ed autorità sanitarie sono preoccupati - osserva Bragantini- che nella sua interrogazione chiedeva appunto interventi normativi a livello nazionale per risolvere le problematiche legate al numero sempre più crescente di cinghiali che, a causa dei loro ripetuti spostamenti nelle zone abitate e nelle aree urbane ad alta densità di popolazione, destano preoccupazione tra la cittadinanza".
Bragantini sollecitava dunque- oltre che rimedi risarcitori anche iniziative "al fine di modificare la normativa vigente per consentire a regioni e province una regolamentazione sulla caccia al cinghiale che sia permanente e programmata soprattutto verso quelle aree gravate dalla presenza massiccia di questi animali nonché quali modifiche che consentano l'abbattimento dei cinghiali anche nell'ambito delle aree protette, territori ora preclusi all'esercizio dell'attività venatoria, al fine di tutelare sia le aziende agricole che la popolazione residente su tutto il territorio veneto".