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GREEN HILL

Cassazione: fumus del reato per il tatuaggio: procedura “assai dolorosa”

Cassazione: fumus del reato per il tatuaggio: procedura “assai dolorosa”
La Cassazione ha motivato la sentenza dello scorso 28 febbraio sul caso Green Hill: ecco perché è giusto che i 2366 beagle rimangano sottoposti a "sequestro preventivo".
Con riguardo alle ragioni del sequestro preventivo dei cani, la Cassazione dà ragione al Procuratore della Repubblica: il Tribunale del riesame doveva solo verificare l'esigenza cautelare ("controllo di compatibilità tra la fattispecie concreta e quella legale ipotizzata") e invece ha travalicato i limiti di legge entrando nel merito della vicenda, cosa che solo un Giudice può fare.

Il riesame si è invece spinto a sostenere il dissequestro dei cani andando "al di là dei limiti assegnati al proprio giudizio" ed "esigendo elementi che andassero al di là della verifica fatta in una sola giornata", verifica giornaliera sulla quale si è appunto basato il sequestro preventivo.

La Cassazione sottolinea, infatti, che il riesame è una fase incidentale e non di giudizio. E richiamando il senso della misura cautelare (il riesame doveva "verificare se il riottenimento in disponibilità degli animali da parte dell'indagata potesse agevolare la commissione di altri reati) è concorde con il PM nel ritenere che "l'osservazione svolta nel corso di un'unica giornata" possa bastare per ritenere il fumus dei reati.

Secondo la Cassazione, il Tribunale del riesame non ha agito correttamente quando ha "escluso il fumus del reato" con riguardo all'identificazione dei cani mediante tatuaggio, facendo leva sulla autorizzazione del Dirigente della Direzione Generale del Servizio Veterinario della Regione Lombardia che aveva consentito una tale pratica; l'autorizzazione "avrebbe fatto ragionevolmente sorgere il convincimento di ricorrere a un metodo lecito", ma per la Cassazione il Tribunale del riesame "avrebbe dovuto considerare come l'articolo 13 del Decreto legislativo 116/1992 preveda espressamente che, con riguardo a cani, gatti e primati non umani, il marchio di identificazione individuale deve essere apposto nel modo meno doloroso possibile". La procedura del tatuaggio è descritta dalla Cassazione come "assai dolorosa per l'impiego di molti aghi iniettanti inchiostro".

Nel merito – se c'è stato non c'è stato reato di maltrattamento - si esprimerà il giudice, così come viene rinviata al Tribunale la questione dei confini tra Codice Penale e Leggi Speciali, quelle che sottraggono gli animali impiegati in alcune attività (es macellazione, sperimentazione, attività circense, ecc.) alla fattispecie penale.

Per ora la Corte di Cassazione conferma il dissequestro dell'azienda, il sequestro dei cani, "rigetta nel resto" e rinvia il caso al Tribunale di Brescia "per un nuovo esame".