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RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

Latte ovicaprino: vertenza chiusa, questione ancora aperta

Latte ovicaprino: vertenza chiusa, questione ancora aperta
Approvata in Parlamento una risoluzione che chiede la riattivazione del Tavolo avviato a febbraio dal Ministro Gian Marco Centinaio. E ancora: stop alle pratiche sleali e un patto di filiera che assicuri ai pastori prezzi all'origine "congrui", in grado di coprire i costi e di garantire una redditività economicamente sostenibile. Il valore del comparto e l'effetto domino della Sardegna.


Con una risoluzione unitaria, la XIII Commissione Agricoltura della Camera chiede al Governo interventi per superare la crisi del latte ovicaprino. La risoluzione porta principalmente le firme dell'On Luciano Cadeddu (M5S)  e Flavio Gastaldi (Lega).

Iniziative a sostegno del comparto del latte ovicaprino- I parlamentari della XIII Commissione chiedono di ripartire dal tavolo di filiera del 21 febbraio per dare "certezza e stabilità del prezzo del latte ovicaprino". La risoluzione chiede, in particolare, di riattivare al Ministero delle politiche agricole un tavolo tecnico fra pastori e produttori per affrontare l'emergenza sarda e per dare ristoro agli allevatori.

La perdita di prezzo del latte ovicaprino è dovuta all'assenza di strumenti di programmazione delle produzioni (la risoluzione chiede la registrazione della produzione nel sistema SIAN), al deficit negli investimenti in ricerca e al regime di monocultura, "che comporta frequentemente un eccesso di produzione".

Per i parlamentari della XIII Commissione, il rilancio generale del settore del latte ovicaprino - non solo sardo- richiede una riforma strutturale che individui ed elimini le pratiche sleali, anche attraverso una istruttoria Antitrust, un patto di filiera e fondi per lo sviluppo rurale nella futura Politica Agricola Comunitaria post 2020.

La Sardegna è  l'area di riferimento nazionale per il mercato del latte ovicaprino e dei suoi derivati, con particolare riferimento al pecorino romano: in Sardegna la zootecnia ovina da latte è infatti costituita da circa 15.000 aziende agropastorali, delle quali circa 12.000 allevamenti ovini aderenti alle misure di benessere animale, con 2,9 milioni di pecore, il 45 per cento di quelle allevate in Italia, e circa 3.000 allevamenti con oltre 330.000 capi caprini e rappresenta il principale aggregato zootecnico della Sardegna, con un'incidenza sulla produzione lorda vendibile agricola regionale del 25 per cento circa (45 per cento il peso dell'intero settore zootecnico). È di circa 250 pecore la dimensione media di un'azienda in Sardegna;
La pastorizia sarda genera un fatturato di circa 400 milioni di euro pari al 25 per cento del fatturato agro-industriale regionale.

Effetto domino- La crisi delle aziende agropastorali sarde rischia di provocare ripercussioni anche in altre regioni italiane, con particolare riferimento a Toscana e Lazio, dove la zootecnia ovicaprina è uno dei settori trainanti dell'economia locale.

Nel Lazio, altro importante produttore di latte ovicaprino, sono circa 800 mila i capi e 3 mila le aziende che producono latte ovino. In questa regione si producono i pecorini, le caciotte stagionate di Amatrice, formaggi e ricotte della provincia di Frosinone. Nel viterbese e nella Ciociaria il prezzo del latte è ancora stabile intorno ai 75/80 centesimi al litro, comunque il 50 per cento in meno rispetto a 15 anni fa, ma si comincia a ventilare l'ipotesi che i caseifici possano acquistare la materia prima dalla Sardegna stante il prezzo così basso;

La Toscana- Infine, il comparto ovicaprino toscano conta invece circa 1.000 aziende e produce circa 550 mila quintali di latte all'anno: il 13 febbraio la regione Toscana ha siglato un protocollo d'intesa con tutti i soggetti che fanno parte del tavolo di filiera per arginare una situazione di crisi, che ha determinato pesanti ripercussioni sugli allevatori toscani. Sono state coinvolte le organizzazioni professionali agricole, le centrali cooperative, i Consorzi di tutela delle denominazioni d'origine protetta dei formaggi e i caseifici operanti in Toscana.
Il protocollo è volto a governare il mercato dell'offerta, scommettendo sull'efficienza dei processi produttivi, sulla diversificazione del prodotto e sulla ricerca di nuovi mercati.

Risoluzione unitaria approvata dalla XIII Commissione Agricoltura

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