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CONTROLLI VETERINARI TROPPO COSTOSI PER 18 STATI UE

CONTROLLI VETERINARI TROPPO COSTOSI PER 18 STATI UE
"Diciotto Stati membri non riescono a coprire i costi dei controlli ufficiali, mentre 6 riescono a coprirli solo in alcuni settori. La prospettiva è di rivedere il sistema attraverso varie ipotesi, tra cui quella di ampliare il novero delle attività per le quali prevedere l'imposizione di tasse o tariffe per sostenere i costi dei controlli ufficiali". Così il Ministero della Salute in risposta ad una interrogazione parlamentare sulle tariffe stabilite dal D.Lgs. n. 194 del 2008-

Il Sottosegretario Eugenia Roccella ha risposto in Commissione Affari Sociali ad una interrogazione sulle tariffe stabilite dal D.Lgs. n. 194 del 2008 che gravano sugli operatori zootecnici.

L'interrogante, On Susanna Cenni, ha ricordato la proposta alternativa di un sistema di finanziamento dei controlli ufficiali ripartito tra la fiscalità generale e il contributo da parte dei maggiori operatori del settore.

Il decreto legislativo 19 novembre 2008, n. 194, relativo alla disciplina delle modalità di finanziamento dei controlli sanitari ufficiali è stato adottato in attuazione di Regolamenti comunitari che si applicano a tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione degli alimenti e dei mangimi. In particolare, il regolamento CE n. 882/2004 rappresenta una sorta di «normativa quadro» in materia di controlli ufficiali sugli alimenti, i mangimi, la sanità ed il benessere animale, in quanto definisce i criteri, le modalità e gli strumenti di esecuzione di questi ultimi, nonché individua gli obiettivi da perseguire e le modalità di finanziamento.

"L'unica deroga - ha precisato il Sottosegretario- all'applicazione del Regolamento 882/2004, riguarda la fornitura diretta di piccoli quantitativi di prodotti primari al consumatore finale o ai dettaglianti e non riguarda, quindi, in nessun modo l'attività di produzione primaria né le attività attinenti la macellazione di capi di bestiame destinati all'alimentazione".

Nel vivo della risposta, la rappresentante del Ministero della Salute ha chiarito che "la scelta di approntare un sistema di finanziamento dei controlli ufficiali basato sull'imposizione di tariffe poste a carico degli operatori, piuttosto che afferente a fondi pubblici, è stata adottata su precisa indicazione del Ministero dell'economia e delle finanze, competente per materia, sulla base di valutazioni attinenti a questioni di contabilità pubblica e di partecipazione degli operatori agli obiettivi di sicurezza dei prodotti".

Ha poi informato l'interrogante del fatto che a livello comunitario è stato attivato un «working group» finalizzato ad una revisione del Regolamento (CE) 882/2008, per una maggiore armonizzazione nell'attuazione delle disposizioni in esso contenute, "sulla base delle difficoltà riscontrate da vari Paesi nella copertura dei costi sostenuti per i controlli ufficiali, anche qualora sia prevista la partecipazione parziale o totale degli operatori al finanziamento degli stessi".

"Da un documento elaborato dalla DGSANCO (Directorate - General for Health and Consumer Protection) a seguito di lavori preparatori finalizzati alla suddetta revisione, e proprio con riguardo alle modalità di finanziamento, risulta che, attualmente, 18 Stati membri non riescono a coprire i costi dei controlli ufficiali, mentre 6 riescono a coprirli solo in alcuni settori. La prospettiva è quella di rivedere il sistema attualmente previsto attraverso varie ipotesi, tra cui quella di ampliare il novero delle attività per le quali prevedere l'imposizione di tasse o tariffe per sostenere i costi dei controlli ufficiali. Pertanto l'Italia non è l'unico Paese europeo che ha provveduto a recepire le indicazioni del citato regolamento, e non è neanche il solo a riscontrare difficoltà nel finanziamento dei controlli ufficiali, nonostante l'imposizione di tasse e tariffe attualmente quantificate nelle modalità e con il sistema previsto nel decreto legislativo n. 194 del 2008, comunque, si ripete, coerente con le previsioni comunitarie".

Con riferimento poi alla richiesta dell'On Cenni di revisione delle tariffe per agevolare i macelli a limitata capacità, il Sottosegretario Roccella ha precisato che in realtà " tale categoria differenziata non esiste più". "I macelli a limitata capacità hanno potuto, dunque, continuare ad operare sul mercato nazionale, utilizzando per i loro prodotti un bollo rettangolare, riportante il numero progressivo regionale assegnato con l'indicazione della Regione e della ASL di riferimento. Ciò fino alla data del 31 dicembre 2009, data alla quale, ove gli stessi non avessero ottenuto il riconoscimento CE, avrebbero subìto il ritiro del relativo numero di registrazione regionale provvisorio e, di conseguenza, avrebbero dovuto cessare ogni attività, sulla base delle linee guida applicative del Regolamento in questione, oggetto dell'Accordo Stato-regioni del 17 dicembre 2009".