I ricercatori, dopo una serie di assemblee con le facoltà scientifiche, hanno confermato la loro indisponibilità a tenere le lezioni. La loro protesta è contro l'assenza di garanzie sulle loro prospettive di carriera nella riforma del Ministro Gelmini. I ricercatori hanno dichiarato che riprenderanno le lezioni dopo il 15 ottobre, a patto che le promesse del rettore della Statale di Milano Enrico Decleva, espresse lunedì in Senato diventino qualcosa di concreto.
Ieri Decleva, che è anche presidente della Conferenza dei rettori, ha dichiarato che "la riforma dell'università è un treno che non va perso". Questa la posizione ufficiale della Crui espressa ieri da Decleva in Commissione Cultura alla Camera, e che respinge l'ipotesi di un rinvio dell'anno accademico. Ma è lo stesso rettore a riconoscere che fra i rettori "ci sono posizioni diverse".
La mozione della Crui appoggia la riforma Gelmini che, Tremonti permettendo, punta a trasformare in sei anni diecimila ricercatori in professori associati.
I ricercatori si scagliano anche contro il baronato e le omonimie familiari nel corpo docente di molte facoltà italiane e contro l'età avanzata dei professori italiani che in molti casi ricorrono ai tribunali amministrativi contro il pensionamento a 70 anni di età.
Ma la protesta non interessa solo la Statale di Milano. Alla Facoltà di Bologna, a Veterinaria hanno aderito alla protesta 32 ricercatori su 45: in forti difficoltà è il corso in Acquacoltura a Cesenatico.