La tendenza si registra indipendentemente dal corso di studio: anche indirizzi tradizionalmente più solidi, come ingegneria, non offrono certezze di lavoro. Frena il flusso di entrata nel mercato del lavoro: tra i laureati di primo livello l'occupazione scende quasi del 7% (62% rispetto al 69% del 2009). Gli specialistici superano anche la contrazione di 7 punti (45,5% contro il 53% dell'anno scorso), quelli a ciclo unico scendono del 5% (dal 43% al 37%).
Gli occupati sono il più delle volte in condizioni di precariato. I laureati "specialistici" che hanno dichiarato di "lavorare", infatti, sono per il 52% con contratti di collaborazione occasionale o altre forme precarie, rispetto al 49% dello scorso anno, e solo il 26% può vantare un contratto stabile rispetto al 27,8% del 2008.
A un anno dalla laurea, si guadagnano 1.050 euro mensili: nello specifico, 1.057 per gli specialistici, 1.109 per il primo livello, 1.110 euro per gli specialistici a ciclo unico. Rispetto alla precedente indagine, spiega, gli stipendi calano per tutte le tipologie: 2% per i laureati primo livello, 3% per il ciclo unico, 5% per la specialistica. Con queste premesse, secondo il consorzio, è naturale attendere un quadro più critico se si considerano le retribuzioni reali, ovvero i cambiamenti del potere d'acquisto. I laureati triennali dell'anno in cerca di lavoro nel 2008 erano il 16,5%, nel 2009 questa percentuale è salita al 22%.
Approfondire una riflessione di ampio respiro su questo versante, evitando i catastrofismi - certo - ma anche la politica dello struzzo, vuol dire farsi carico di una vera e propria emergenza giovani evitando che alcune generazioni di ragazze e ragazzi preparati restino senza prospettive e mortificati fra un mercato del lavoro che non assume ed un mondo della ricerca privo di mezzi.
Il Rapporto sarà discusso da autorevoli studiosi e rappresentanti del mondo del lavoro all'Università della Calabria, a Cosenza, domani al convegno "Investimenti in capitale umano nel futuro di Italia e ed Europa"