La Commissione Affari Sociali della Camera ha iniziato l'iter parlamentare per le modifiche alla legge n. 281/1991, in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo. Relatore della riforma l'On Gianni Mancuso. Il Sottosegretario Martini è intervenuta in Commissione per annunciare un ddl del Governo.
La XII Commissione Affari Sociali della Camera ha iniziato l'esame dell proposte di modifica alla legge n. 281/1991, in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo. Si tratta delle pdl: C. 1172 Santelli e Ceccacci Rubino, C. 1236 Mancuso, C. 1319 Tortoli e C. 1370 Alessandri.
Relatore del provvedimento l'On Gianni Mancuso, che ha aperto l'iter di riforma il 22 aprile scorso alla presenza del Sottosegretario alla Salute Francesca Martini che, in Commissione, ha espresso "viva soddisfazione" per l'inizio dell'esame delle proposte di legge di riforma della 281 e ricordato che "nel corso della legislatura, sono già state emanate alcune ordinanze contingibili ed urgenti, con riferimento, ad esempio, ai microchip, all'anagrafe canina nazionale, alla tutela della incolumità pubblica". Il Sottosegretario ha infine preannunciato "la presentazione da parte del Governo di un disegno di legge in materia".
Gianni Mancuso, relatore, ha dichiarato che " la legge n. 281 del 1991, in materia di animali d'affezione e prevenzione del randagismo, pose il nostro Paese all'avanguardia ", ma che "nel tempo questa legge ha mostrato alcuni limiti, non tanto in ragione della naturale evoluzione normativa degli ultimi diciotto anni, quanto in ragione di un'applicazione disomogenea, dispendiosa e spesso inefficace. I gravi e tragici episodi verificatisi recentemente in provincia di Ragusa - ha dichiarato il collega parlamentare- hanno dimostrato un «buco» nella rete di contenimento del randagismo".
"Analogamente, il grave sisma che ha colpito l'Abruzzo- aggiunge Mancuso- oltre agli ingenti danni alle persone ed alle cose, ha evidenziato una lacuna della gestione del randagismo; infatti la sola ASL dell'Aquila conta quattromila cani randagi, la cui gestione è andata ad appesantire la gestione dell'emergenza veterinaria".
E inoltre, l'on Mancuso ritiene che "non si possa tacere la più grave conseguenza di un'applicazione parziale della legge citata e cioè il business dei canili, che ha portato alla situazione di cani che passano buona parte della propria vita nei canili. E quindi in modo aberrante si è giunti al canile come fine e non al canile come mezzo, in vista dell'eliminazione del randagismo in una futura società più matura e consapevole".