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SICUREZZA ALIMENTARE E IMPORT: CHIARIRE IL QUADRO

SICUREZZA ALIMENTARE E IMPORT: CHIARIRE IL QUADRO
Il sottosegretario Francesca Martini ha risposto all'interrogazione dell'On Alessandro Bratti che chiedeva al Ministero iniziative volte a chiarire il quadro normativo e di competenze in materia di sicurezza alimentare dei prodotti importati. PIF e UVAC si confermano il perno dei controlli.

All'On Alessandro Bratti (PD) che chiedeva al Ministero del Welfare iniziative volte a chiarire il quadro normativo e di competenze in materia di sicurezza alimentare dei prodotti importati, ha risposto il Sottosegretario Francesca Martini ricordando che " i controlli sugli alimenti all'importazione vengono effettuati dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali attraverso i propri Uffici periferici; tali controlli sono espletati attraverso sistematiche verifiche documentali su tutte le partite in entrata e attraverso verifiche ispettive e/o analitiche, a sondaggio, o a seguito della attivazione di sistemi di allerta o di segnalazioni specifiche".


"Più in particolare- ha precisato Martini- in ambito comunitario la competenza sui controlli all'importazione degli alimenti di origine animale è stata attribuita dalla Direttiva 97/78/CE del Consiglio del 18 dicembre 1997, concernente l'organizzazione dei controlli veterinari per i prodotti che provengono dai paesi terzi e che sono introdotti nella Comunità (recepita nel nostro Paese con Decreto Legislativo 25 febbraio 2000, n. 80 «Attuazione della Direttiva 97/78/CE e 97/79/CE in materia di organizzazione dei controlli sui prodotti provenienti da Paesi terzi»), ai «Border Inspection Posts» (BIPs), ossia ai Posti d'Ispezione Frontaliera (PIF) di questo Ministero. Tali Uffici, abilitati secondo procedure comunitarie, fanno parte di una rete di 300 BIPs, distribuiti sul territorio dei 27 Paesi membri dell'Unione Europea; pertanto una partita di alimenti di origine animale di provenienza extracomunitaria destinata all'Italia può essere introdotta attraverso uno qualsiasi dei 300 BIPs comunitari abilitati. Tutte le partite di alimenti di origine animale, prima di essere immesse nel mercato comunitario, sono sottoposte ai controlli veterinari presso un BIPs, sulla base di specifiche norme comunitarie; va precisato che i costi dei suddetti controlli sono a carico del responsabile della partita il quale è tenuto al pagamento dei tributi già prima del rilascio del Documento Veterinario Comune di Entrata (DVCE) da parte del veterinario del BIPs. Senza tale certificato non possono essere avviate le operazioni di sdoganamento della merce. In caso di esito sfavorevole dei controlli veterinari la partita esaminata viene respinta al Paese di origine; anche in tale ipotesi, l'interessato al carico è tenuto a versare le tariffe previste".


Il Sottosegretario ha aggiunto che "la competenza sugli alimenti di origine animale, oggetto di scambio intracomunitario, è attribuita agli Uffici Veterinari per gli Adempimenti Comunitari (UVAC). Nel sistema del mercato unico europeo, le direttive comunitarie prevedono che i controlli sugli alimenti di origine animale vengano effettuati nel luogo di origine; tuttavia, anche se il sistema si basa sul principio fiduciario circa le garanzie fornite dal Paese d'origine, le direttive in vigore consentono al Paese che riceve prodotti di origine animale, provenienti da altro Paese europeo, di procedere a controlli a «sondaggio» per la verifica della conformità dei prodotti ai requisiti stabiliti dalle disposizioni vigenti, con esclusione di quei controlli che possano connotarsi come misure discriminatorie verso un determinato prodotto".


Bratti, replicando, si è dichiarato parzialmente soddisfatto auspicando una "revisione complessiva della disciplina in materia".