La proposta di legge, sulla quale converge da due legislature un consenso ampio e bipartisan- scrive l'Associazione - vuole normare un settore terapeutico emergente, riconosciuto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dal nostro Ministero della salute, da un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 febbraio 2003 e ampiamente affermato presso la comunità scientifica (dall' Istituto superiore di sanità che ha curato le linee guida per la pet therapy alla medicina veterinaria comportamentalista fino alle numerose strutture ospedaliere che hanno avviato progetti terapeutici a favore di cittadini affetti da varie patologie psichiche e fisiche).
La pet therapy, proprio in ragione della sua diffusione, richiede operatori non improvvisati e animali co-terapeuti adeguatamente impiegati sotto il controllo del medico veterinario. Questo il senso della proposta di legge dell'On Mancuso.
La pet therapy può contribuire, affiancando ed integrando le terapie mediche tradizionali, al miglioramento dello stato di salute di chi si trova in particolari condizioni di disagio, attraverso Terapie Assistite dagli Animali (TAA), interventi mirati a favorire il raggiungimento di funzioni fisiche, sociali, emotive e/o cognitive. Ipertesi e cardiopatici possono trarre vantaggio dalla vicinanza di un animale, così come i bambini ricoverati in ospedale che soffrono spesso di depressione. e nella necessità di isturbi psicomotori, nevrosi ansiose e depressive, sindrome di Down, sindrome di West, autismo, demenze senili di vario genere e grado, patologie psicotiche, ma anche a quanti necessitano di riabilitazione motoria.
L'ANMVI non ci vede alcuno spunto per fare umorismo o gossip e confida nella maturità dei cittadini italiani, ormai più avanti di certa stampa "riformista", nella considerazione sociale dell'animale terapeuta.
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