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UNIVERSITA’ POTERE FORTE SENZA PIU’ REGOLE

“Basta la volontà di una Giunta regionale per aprire un nuovo Corso di Laurea? Può l’Università autorizzarsi da sé e autodeterminare anche il numero di matricole? Può utilizzare le risorse della collettività per finanziarie (anche) “esigenze di formazione dei Paesi dell’Est”? Nel nostro Paese sì. E sta accadendo, sotto gli occhi di tutti a Udine, dove l’Ateneo ha annunciato l’attivazione di un corso di laurea in medicina veterinaria, il 15° in Italia. E’ il record italiano in Europa. “Il nostro Paese è una fabbrica di veterinari senza futuro - ha dichiarato alla stampa il Presidente dell’ANMVI Carlo Scotti- che nessuno riesce più a fermare: non il Ministero dell’Università, non il Ministero della Salute, tanto meno la Categoria inascoltata da anni, anche quando parla attraverso i propri organi istituzionali. Siamo indisponibili a soluzioni compromissorie e chiediamo soluzioni urgenti ai Ministeri dell’Università e della Salute”. Il Ministero della Salute- al quale fa riferimento la professione veterinaria- sta dando indicazioni al Ministro dell’Università di ridurre il numero programmato di matricole, mentre il fabbisogno di veterinari in Italia è pari a “zero”. E così mentre il Miur riduce di 21 unità il numero di immatricolazioni possibili, Udine lo incrementa di 30. “ E’ urgente- continua Scotti- rimettere in contatto l’Accademia con il mondo del lavoro e farle comprendere che la sua crescita può essere solo qualitativa e non più quantitativa. Ai medici veterinari italiani serve una formazione specialistica più qualificata e moderna, servono standard didattici che il nostro Paese non ha e che le organizzazioni veterinarie europee ci rimproverano essere molto al di sotto degli standard richiesti dalla EAEVE, l’organismo di collegamento della Commissione Europea per la valutazione della qualità universitaria. Solo 3 facoltà di veterinaria sono in linea coi parametri europei. E’ grave- aggiunge Scotti- che i medici veterinari italiani siano così tanto penalizzati nel confronto con i Colleghi Europei, specie dopo l’equiparazione fra i professionisti intellettuali nella UE introdotta con le più recenti direttive comunitarie. E in Italia l’Università non guarda più in là del campanile!” Le soluzioni indicate dall’ANMVI sono presto dette: agire sull’ insano parallelo tra finanziamento agli atenei e il numero degli studenti; sensibile abbattimento e redistribuzione del numero programmato (oggi di 1.405 posti); innalzamento di un anno della durata del corso di laurea specialistica; chiusura del corso presso l’interateneo di Catanzaro (sul quale pende un ricorso al TAR contro il Ministero dell’Università); innalzamento della qualità didattica; revisione e attualizzazione del piano di studi. E inoltre, azioni di orientamento agli studi universitari “ per far capire che il veterinario è un medico- dice Scotti - e l’animale un paziente”. Anche di questo le facoltà sono responsabili: per richiamare iscritti- conclude il Presidente dell'ANMVI- le Facoltà in questi anni hanno cavalcato un immaginario superficiale quello del veterinario che cura il cane e il gatto, nutrendo illusioni di una facile prospettiva di lavoro e trascurando settori cruciali per la società come la sanità animale in ambito zootecnico e la sicurezza alimentare, settori a cui l’opinione pubblica e le aspiranti matricole oggi nemmeno si sognano di pensare”.