Le tradizioni popolari e le rappresentazioni rituali vanno tutelate come patrimonio dell’umanità. Lo prevede una convenzione dell’UNESCO sui Beni Intangibili che l’Italia si appresta a valutare e che riguarda patrimoni non paesaggistici o monumentali ma di valore etno-antropologico tramandato con la memoria e la rievocazione storica. Fra questi potrebbe rientrare il Palio di Siena, da molti considerato uno degli esempi più alti del folklore italiano e come tale da proteggere, un esempio di “archeologia vivente” per il quale esiste un’affezione anche superiore a quella per i beni artistici monumentali. Il Sottosegretario ai Beni Culturali Danielle Gattegno Mazzonis ha comunicato che il Senato discuterà in questo mese la ratifica della Convenzione e successivamente verrà stilato l’elenco dei Beni da tutelare. Già oggi alcuni esempi di tradizione popolare sono considerati dall’Unesco come pezzi di memoria collettiva da conservare ed è probabile, dice il Sottosegretario, che “ il Palio di Siena o i Ceri di Gubbio, le rappresentazioni della Pasqua in Campania o la festa di Santa Rosalia entrino di diritto nella lista del patrimonio immateriale italiano”.
La Convenzione sui beni culturali intangibili è stata approvata dalla Conferenza generale dell’UNESCO nel 2003 ed è in vigore dal 1° aprile 2006. Gli Stati contraenti sono tenuti a prendere le misure necessarie per proteggere i loro beni culturali intangibili e a promuovere la collaborazione a livello regionale e internazionale. La procedura di consultazione riguardante le due convenzioni doveva essere avviata prima della fine del 2006.