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IZS DI BRESCIA, COMUNE CONTRARIO A SDOPPIAMENTO

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Il disaccordo fra le regioni Lombardia ed Emilia Romagna sulla nomina dei vertici dell’IZS di Brescia “potrebbe portare ad un pericoloso vuoto di indirizzo per le attività future con la conseguente perdita di opportunità operative ed il rischio che si generino 2 distinte aziende regionali, con l’inevitabile conseguenza di un impoverimento dello storico valore scientifico veterinario”. Sono parole dei rappresentanti aziendali del SIVEMP che chiedono “una rapida soluzione” e “ una attenta politica biregionale” , dichiarando nel frattempo lo stato di agitazione della categoria. Il no allo sdoppiamento viene anche dal Comune di Brescia .Il sindaco Paolo Corsini ed il vice sindaco Luigi Morgano hanno diffuso una nota in cui sono condensate tutte le proccupazioni della città. «È con sorpresa e meraviglia unite a sconcerto e incredulità - dicono i vertici del Comune di Brescia - che abbiamo dovuto prendere atto della notizia del commissariamento dell'Istituto Zooprofilattico. Un istituto che quest'anno ha compiuto 75 anni dalla sua fondazione, unanimemente riconosciuto, sia in Italia che all'estero, come un ente di ricerca all'avanguardia che ha saputo coniugare la scienza alla quotidianità della zootecnia, la cui attività si è esplicata direttamente nel mondo agricolo e nelle aziende di trasformazione dei prodotti di origine animale, produzione questa che, come è noto, rappresenta una grande fetta dell'economia padana (lombardo-emiliana) e della nostra provincia». Corsini e Morgano ritengono che le negative conseguenze siano facilmente immaginabili sia in termini di funzionalità ed efficienza che in termini di costi e con il possibile effetto domino sugli altri Istituti del Paese. Ci si chiede allora «se il capofila si è sdoppiato chiederanno anch'essi di separarsi? Dai 10 attuali avremo 20 Istituti Zooprofilattici? Tutto ciò con buona pace della capacità di coniugare in un compiuto sistema federale una rete nazionale con le esigenze e le specificità del territorio». La Loggia quindi chiede alla Regione Lombardia ed alla Regione Emilia Romagna di procedere, in tempi brevissimi, alla ricostituzione degli organi dell'Istituto per consentire la regolare prosecuzione della sua qualificata attività o, in caso contrario, l'intervento del ministro della Salute con un ulteriore commissariamento, con immaginabili conseguenze che ricadranno in capo alle due Regioni. «L'attività dell'Istituto Zooprofilattico bresciano - aggiungono Corsini e Morgano - per il mondo agricolo e per i consumatori è sinonimo di garanzia e sicurezza alimentare (basti pensare alle carni ed al latte, in particolare, che grazie al lavoro dei tecnici dell'Istituto di Brescia ha il primato della qualità in Italia), grazie alla sua attività tecnica e scientifica è stato possibile superare emergenze quali la Bse (mucca pazza), l'influenza aviaria o le aflatossine nel latte, ed oggi la malattia vescicolare dei suini (delle cui conseguenze economiche si sono già occupati gli organi di informazione)».